Il Museo Bilotti di Roma presenta la prima retrospettiva di Francesco del Drago (1920-2011) dopo la sua morte. Artista molto noto ha dedicato la sua vita a “parlare con il colore” creando una nuova gamma cromatica dove ai colori base secondo la teoria di Newton, ha inserito il rosso freddo sviluppando un nuovo cerchio cromatico la cui teoria ha spiegato in numerosi convegni anche all’estero. La mostra presenta una selezione di opere in tre sale partendo dalle ultime creazioni. E’ curata dal giovane artista e architetto molto noto, Pietro Russo, con la consulenza di Barbara del Drago, figlia dell’artista e storica dell’arte. Ingresso libero.
E’ una retrospettiva che mostra una selezione delle opere di questo Maestro degli ultimi trent’anni compreso il suo periodo parigino, dove l’artista si era recato negli anni ’50 per studiare le scoperte degli artisti francesi da Matisse a Pignon, basata sui colori contrastanti.
La sua teoria, che le opere ben dimostrano, è basata sull’allargamento della gamma cromatica immettendo un altro colore, cioè il rosso freddo. L’artista per dimostrare la sua teoria ha più volte dichiarato che “fin dai tempi di Matisse e Picasso i pittori creavano quadri che servivano per essere visti dall’occhio. Oggi cerchiamo di agire direttamente sulla trasmissione della retina all’area celebrale, ed io personalmente sull’area gratificante delle sinapsi edoniche”.
Così nei grandi polittici che sono situati nella prima sala, quello sulla parete di sinistra vede le forme fortemente strutturate con una struttura funzionale che diventa estetica. Partendo dalle forme morbide che indicano il femminile si arriva a quelle più rigide al maschile. L’opera inizia e finisce con il colore rosso freddo. Le forme intersecandosi mostrano un colore in più che viene visto come una trasparenza fenomenica e questo crea uno stato di eccitazione delle zone erogene della visione.
Un’altra delle teorie di Francesco del Drago che è visibile nel polittico sul fondo, riguarda la sua scrittura dell’inconscio. Al contrario di quanto praticato da Pollock dove tutto era molto rapido, l’artista pratica un automatismo lento dove ci sono parti legate ai sentimenti come la morte, parti irrazionali, all’interno di una struttura funzionale. Ogni mattina al risveglio l’artista disegnava e prendeva appunti dei suoi sogni per poi trasferirli nelle opere. Come si vede nel polittico, il maestro con i disegni crea delle coppie cinetiche contrastanti dove la retina riceve per questo molte vibrazioni.
Inoltre per del Drago esisteva un bello oggettivo anche nell’arte contemporanea al contrario di quanto si creda. Un’altra sala è dedicata al suo periodo francese durato molti anni, infatti le opere sono degli anni ’90. Partendo dalle ricerche sul colore dei grandi maestri francesi l’artista, rilevando lo studio di Lèger, sviluppa la sua teoria della forma colore dove mantenendo le precedenti, unisce anche delle parti piatte a quelle modulate.
La terza sala è dedicata agli anni ’80. Qui oltre alle tele più libere, sotto teca c’è una piccola parte di quanto l’artista ha scritto, con i bozzetti, ciò che riteneva riuscito, le correzioni da fare e l’opera completa; sono parte dei più di 10.000 scritti lasciati. E’ mostrato il suo cerchio del colore dove è inserito il rosso freddo e le coppie cinetiche. Per sommi capi, prima mancava la equidistanza tra un colore scuro e uno chiaro il che non permetteva l’eccitazione retinica.
Mostra non facile ma estremamente interessante da non mancare.
Emilia Dodi