E’ in scena alla Sala Umberto di Roma fino all’8 gennaio, dopo una precedente tournée in giro per l’Italia, il divertente spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Carlo Buccirosso, Il divorzio dei compromessi sposi, dove l’attore è un irresistibile Don Rodrigo.
Dopo una precedente tournée in giro per l’Italia, finalmente è approdato a Roma alla Sala Umberto, fino all’8 gennaio, il divertente spettacolo scritto, diretto ed interpretato da Carlo Buccirosso, Il divorzio dei compromessi sposi, dove l’attore è un irresistibile Don Rodrigo.
Questo spettacolo è un’edizione riveduta e leggermente corretta de I compromessi sposi, sempre liberamente tratta dal romanzo di Alessandro Manzoni che lo stesso Buccirosso portò sul palcoscenico nel 2006. Gli ingredienti più efficaci restano più o meno gli stessi, con un cast diverso rispetto a dieci anni prima.
Storia ironica, intelligente, divertente di quella che solo un grande artista è in grado di portare in scena. Una rivisitazione in chiave moderna che ha il sapore dell’operetta, visto che si recita e si canta. Emigrazione, usura, crisi economica: temi fin troppo attuali trattati sempre in modo garbato e sottile in pieno stile Buccirosso. Protagonista indiscusso è Don Rodrigo, strozzino campano, trasferitosi sulle rive del lago di Como, con i novelli “Bravi”, per rimpinguare la sua “attività”. Anche il suo “lavoro” risente di una concorrenza molto forte.
Si incapriccia di Lucia Mondella, futura sposa di Renzo Tramaglino, ma in qualche modo è legato ad entrambi, visto che i due sposi appartengono a modeste famiglie contadine indebitatesi e “compromesse” con lo strozzino. L’intento di Don Rodrigo è sperimentare il primo caso di “separazione prematrimoniale non consensuale, a tasso di interesse fisso”.
L’intreccio, piacevolissimo, si sviluppa con una fedeltà solo parziale al testo originale. I vari personaggi, da Perpetua ad Agnese, da Don Rodrigo a don Abbondio, dai Bravi all’Innominato, sono rappresentati in chiave ironica e caratterizzati da un linguaggio famoso. Canzoni famose, opportunatamente rimodulate e riambientate in atmosfere e melodie seicentesche, rimandano alla classica struttura dell’operetta musicale.
Le canzoni sono tutti degli evergreen, come faceva il Quartetto Cetra in Biblioteca di Studio Uno, il varietà televisivo del 1964. Canzoni non messe lì a caso, ma con cognizione di causa. Ad esempio c’è Tammurriata nera, dove Perpetua racconta ad Agnese, con Don Abbondio, con il corpo di ballo e con Lucia perché quest’ultima non si può sposare. E’ passato il “mandrillo niro niro comm’a che”, dove il mandrillo sarebbe Don Rodrigo. C’è tutta la Tammurriata con tutti i versi cambiati che raccontano cosa è successo e cosa potrà accadere mentre tutti i ragazzi ballano. Un momento esilarante, che scatena l’applauso del pubblico, è quando Buccirosso canta e balla Bad di Michael Jackson, nella scena in cui Don Rodrigo si trova circondato dagli appestati.
Bellissimo il brano finale quando sempre Don Rodrigo diventa vittima mentre muore sul carretto degli appestati e canta sulla melodia di Margherita di Riccardo Cocciante, l’amarezza di lasciare l’amore sulla terra mentre va in cielo, liberando tutta la sua malinconia. Funzionano anche le canzoni moderne e meno moderne, ben 17, il cui testo, come dicevamo, è stato riscritto e adattato alle esigenze della narrazione, da Renato Zero con Triangolo, a De Andrè, passando da Charles Aznavour con Io tra di voi, alcune canzoni classiche partenopee come Pino Daniele, con Io so’ pazzo e tante altre divertenti.
Uno dei motori comici sono anche le incursioni nel futuro dei discorsi dei personaggi che sembrano coscienti di vivere un passato lontano, come situazioni e battute sul selfie e sulla ricezione del cellulare. Esilaranti poi il ricorso a diversi accenti italiani che rende i dialoghi ancora più avvincenti: si alternano il toscano, il veneziano, il bergamasco, il calabrese, il napoletano, l’emiliano, il siculo. Il cast molto ricco, composto anche da valenti ballerini, contribuisce a rendere la scenografia molto suggestiva.
Accanto a Carlo Buccirosso in scena, un cast davvero notevole: Veronica Mazza (Agnese), Claudiafederica Petrella (Lucia), Gino Monteleone (Don Abbondio), Monica Assante Di Tatisso (la perpetua), Peppe Miale (l’Innominato), Antonio Pennarella e Giuseppe Ansaldi (i Bravi). E poi le splendide voci di Alessandra Calamassi ed Elvira Zingone, Alessia Di Maio, Sergio Cunto, Mauro De Palma e Giancarlo Grosso.
Il divorzio dei compromessi sposi è uno spettacolo divertente, da vedere, imperdibile, dove si ride dall’inizio alla fine, consigliato proprio per questo clima natalizio. Tradizione e innovazione si completano a vicenda. Il divertimento è assicurato.
Giancarlo Leone