Nella sede milanese del Credito Valtellinese nel Refettorio Le Stelline si inaugura l’8 febbraio 2017 una retrospettiva di Renato Mambor (1936-2014) dal titolo “Renato Mambor Connessioni invisibili”. Mambor è stato un artista a tutto tondo, pittore, scenografo, cineasta, teatrante, poeta, una personalità ecclettica che ha voluto approfondire tutte le arti visive. Il Credito Valtellinese continua così nel 2017 a portare alla ribalta artisti di qualità e originali. La mostra presenta anche un documentario sull’artista e una performance teatrale con Paola Pitagora e Jgor Horvat. E’ curata da Dominique Stella.
Renato Mambor è stato uno degli artisti che ha, non solo con la pittura ma il cinema e teatro, dato una vera svolta all’arte dei secondi anni sessanta del ‘900. Per sua dichiarazione Mambor ha delineato la sua grande personalità: “Voglio fare di tutto, ballare, cantare, scrivere, recitare, fare cinema, teatro, poesia, voglio esprimermi con tutti i mezzi, ma voglio farlo da pittore perché dipingere non è un modo di fare ma un modo di essere”.
Infatti, pur protagonista dalla metà anni ’50 come pittore non si è limitato a partecipare alla cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, è diventato attore con Fellini, ha creato un teatro sperimentale scrivendone i testi, è stato tra i primi a sperimentare il video d’artista, sempre mettendo l’accento sul linguaggio rinnovatore dell’arte con le installazioni.
Le sue figure bidimensionali, piatte, senza riferimenti somatici hanno fatto scrivere a Achille Bonito Oliva nel 2012 “Attratto dalla moltiplicabilità anonima dell’immagine, Mambor arriva alle cose elementari ( camminare, abbracciare, asciugarsi, chiudere la porta) con conseguente riappropriazione esecutiva che discende dal rifiuto di considerare l’artista un individuo privilegiato nella società”. Smesso di dipingere alla fine degli anni ’70 per dedicarsi unicamente al teatro, l’artista è poi ritornato al vecchio amore negli anni ’90 del Novecento.
Per sua dichiarazione “Guardare una cosa è questione di accomodarla nel suo contestoabituale e di riconoscerla per quello che abbiamo imparato che è vederla. Vederla è questione di inquadrarla in modo del tutto nuovo, del tutto fuori dal contesto”.
Uno dei suoi testi sperimentali L’Osservatore” lo ha tradotto poi in pittura presentandosi di spalle osservando alcune diverse tecniche pittoriche il che diviene un modo di riflettere sulla divisione tra chi osserva e la cosa osservata.
La mostra prende in considerazione opere scelte che vanno dagli anni ’60 al 2014 mostrando i diversi linguaggi nei quali Renato Mambor si è espresso per una migliore conoscenza della sua arte.
Savina Fermi