Il fascino e l’intramontabile talento della grande diva Sarah Bernhardt sono rivissuti sul palcoscenico del Teatro India dal 21 febbraio nell’interpretazione di un’altra grande attrice, nata in Friuli, ma napoletana d’adozione, Anna Bonaiuto, protagonista dello spettacolo La divina Sarah, per la regia di Marco Carniti. Con l’attrice in scena, Gianluigi Fogacci. Visum l’ha incontrata.
“Sara Bernhardt è stata la prima artista a cui è stato dato questo titolo. Se l’è dato da sola, anche se poi, tra le attrici di quel tempo, non è stata una grande attrice. Divina perché era ribelle – commenta l’attrice – tenace, una donna che si è imposta, anche con la madre. Ha precorso un po’ i tempi, in quanto era convinta che più si appariva, più c’era visibilità, più la popolarità cresceva. In fondo è un po’ la filosofia di oggi con i social, la tv. Se non compari in tv e non hai visibilità sei tagliato fuori. Il tutto è un po’ esagerato, ma oggi è così. Si nello spettacolo ripercorreremo un po’ la sua carriera, il suo teatro”.
“In verità sono lontanissima da come era lei. Ho una predilezione per le donne coraggiose, tenaci, divertenti. E lei aveva queste qualità. In un mondo, allora, molto più di adesso maschilista, lei ha fatto quello che ha voluto”.
Chi potrebbe essere oggi un’attrice teatrale o cinematografica con il carisma della Bernhardt?
“Greta Garbo, Maria Callas, Marilyn Monroe, che sono state delle dive a 360 gradi. Ma oggi le cose sono cambiate: non ci sono più divine, star. La nostra epoca non ha bisogno di divismo: oggi le nostre attrici sono sempre meno dive, perché impegnate nel sociale, nella politica”.
“E’ la cosa più importante della mia vita, dove metto dentro la mia passione, le mie esperienze anche quelle mie personali”.
“Sono d’accordo che il teatro educa, diverte, emoziona. Ma ha anche il compito di aprire la mente e il cuore delle persone. L’arte, come la musica e la bellezza – sottolinea – cose che vanno al di là della realtà, aprono la mente e il cuore delle persone, quelle che hanno una certa sensibilità per queste cose. Senza arte non si vive, è impossibile”.
“Ne avrei 500, neanche sono qui a dirli, probabilmente non riuscirò ad interpretarli tutti per la mia carriera. Al momento, comunque, sono soddisfatta di quelli che ho interpretato sino ad ora”.
Progetti futuri?
“Riprenderò, sempre a teatro, lo spettacolo dell’anno scorso, Le serve, di Jean Genet, con Vanessa Gravina e Manuela Mandracchia”.
Giancarlo Leone