E’ un vero “fondista” del Festival di Sanremo,con otto partecipazioni, due vittorie e un terzo posto. Marco Masini racconta il brano che ha presentato alla kermesse canora. I suoi trent’anni di successi e la scelta di cantare nella serata delle Cover, “Signor Tenente”, canzone conosciuta ma anche dimenticata di Giorgio Faletti. Visum l’ha intervistato.
“Ci torno per l’adrenalina della gara, non voglio adagiarmi nel brodo caldo dell’età”
Scende in gara con Spostato di un secondo, lo stesso titolo dell’album da cui è tratto il brano.
“E’ stato Carlo Conti a contribuire a farmelo scegliere. Siamo amici da trent’anni. L’amicizia, però, non aiuta, anzi ha l’effetto contrario e rischia di metterti in imbarazzo, di farti sentire in pericolo. Così la scelta è stata molto ponderata”.
“Il concetto è quello di arrivare un secondo prima nel nostro passato per scegliere la cosa giusta, è quello di sottolineare l’importanza di meditare su quello che si fa. E la cosa vale tanto più come italiani, visto che spesso ci facciamo trasportare dall’istinto. Un secondo in più aiuterebbe a fare un salto in avanti”.
“Il brano l’ho scritto con Zibba e Diego Calvetti che ha anche prodotto il disco, c’è anche un po’ di autobiografia. In passato sono stato precipitoso. Oggi mi sento decisamente più maturo. Mi sento un po’ Siddharta, metto in discussione tutto”.
“Eh già e questo disco mette insieme tutto il percorso fatto da allora fino ad oggi. Un viaggio compiuto ascoltando di tutto, dai miei punti di riferimento degli Anni ’70 fino agli ultimi rapper. E il rap traspare anche nella canzone che gareggia quest’anno. Nella strofa utilizzo la sintesi di cui è capace il linguaggio rap, mentre nell’inciso il ritornello diventa più classicamente cantabile. Il rap penso che sia una realtà, in Italia ha fatto sbocciare un personaggio di talento come Jovanotti, è mio dovere prenderlo in considerazione. Pur senza voler imitare quell’odierna”.
“E’ una canzone che è stata cantata da pochi. A lui mi legano una sintonia personale e la stima non solo per la dignità del suo combattimento finale, ma anche la sua abilità di scrittore. In particolare in Io uccido, Giorgio non ha mai dato prova di debolezza creativa, da Drive In in poi. Anche Signor Tenente è una canzone che ha lasciato il segno, eppure è stata ingiustamente trascurata negli anni. Ecco ho sentito il dovere di farla risentire, oltretutto mi sembra un pezzo molto attuale. E lo farò senza ospiti, da solo con due interventi parlati affidati ai cronisti”.
Giancarlo Leone