Con il titolo “Exhibition Paintings” a Merano Arte si potrà vedere fino al 17 aprile 2017 una collettiva di sei artisti internazionali curata da Christiane Rekade, artisti che interpretano la pittura come metodica per ampliare il concetto stesso di esposizione onde indagare il rapporto tra curatori, visitatori e artisti. con l’intento di Tutto ciò per cambiare la situazione attuale che al momento conta un numero importante di artisti che intendono riflettere sul medium pittorico.
In questo momento di crisi sono molti gli artisti che vedono nella pittura un mezzo per emanciparsi dalle condizioni lavorative e da un mercato dell’arte sempre meno accessibile. Gli artisti che espongono sono: Charles Avery, Paolo Chiasera, Martin Phol, Dorothy Miller, Lea von Wintzingerode, Amelie con Wulffen. Mentre Charles Avery, Paolo Chiasera e Martin Phol, intendono realizzare opere che siano esse stesse un’esposizione, gli altri tre indagano il rapporto tra l’artista e il proprio pubblico.
Paolo Chiasera dal 2010 lavora con un ciclo “Exhibition Painting” una serie di mostre che si realizzano esclusivamente sulla tela. Ha curato personalmente le proprie esibizioni artistiche in unione a un curatore. Questo ha fatto sì che le esposizioni non abbiano vincoli e siano libere senza preoccuparsi di tutto ciò che gira intorno a una particolare galleria d’arte, come il trasporto, le assicurazioni, e le varie condizioni. Nelle sue esposizioni si possono inserire senza problemi opere di Magritte e sculture di Oscar Tuazon.
Questo unito per la prima volta i due artisti affinchè sviluppassero due lavori diversi, Chiasera con The Art of Conversation e Charles Avery con It Means; entrambi si rifanno a André Malraux che nel 1947 teorizzava più o meno questa metodica nel suo “Musée Imaginaire”. Avery nella sua serie immagina il Musée Imaginaire ospitata al Museum of Art su l’isola immaginaria di Onomatopoesia. Per Martin Pohl i dipinti sono proprio delle sale museali dove negli spazi bianchi, l’artista inserisce opere inesistenti. Questi dipinti gestuali invadono tutti gli spazi.
I cataloghi nel tempo hanno assunto l’importanza di opere d’arte. Così la serie The Americans è composta da 13 copertine dipinte da un artista anonimo che si cela sotto il nome di Dorothy Miller, che è stata curatrice del MOMA dal 1934 al 1969 e sono riferite alle mostre The Americans Painting ospitate dal 1940 al 1960 in vari musei europei, nonché il modo come queste siano state vissute e interpretate.
Lea von Wintzingerade invece considera la pittura una reazione alla velocizzazione del virtuale, approfondendo il rapporto tra chi osserva e l’immagine stessa. Questa esperienza dove lo spettatore è coinvolto, è messa in primo piano da un frammento di composizioni composte per pianoforte eseguite da Amelie von Wulffen nascosta da quinte. Quest’artista che è anche musicista, unisce pittura e disegno e le sue realizzazioni combinano il disegno con il fumetto per descrivere la paura e le fantasie utili per la sopravvivenza nel mondo dell’arte. L’artista unisce anche ritratti di artisti e nature morte e una serie di sedie scolastiche sulle quali interviene con il suo disegno. La serie Am Kühlen Tisch rappresenta lo stress che arriva quando alle inaugurazioni ci si deve mettere al tavolo giusto con gente giusta, nonché il modo di mettersi in mostra ai vernissages con discussioni opportune.
Savina Fermi