Lacci al Piccolo Eliseo

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Al Piccolo Eliseo di Roma, fino al 12 febbraio, è in scena Lacci, dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone per la regia di Armando Pugliese, che vede protagonista un magistrale SilvioOrlando.

E’ raro vedere così ben rappresentata la disgregazione di una relazione che blocca il fluire della vita matrimoniale della coppia formata da Vanda (Vanessa Scalera) e Aldo (Silvio Orlando) in scena, fino al 12 febbraio, nello spettacolo Lacci, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, per la regia di Armando Pugliese, al Piccolo Eliseo di Roma.

I protagonisti sono tra mura casalinghe imprigionati con un dolore che diventa rumore assordante provocato quando un matrimonio finisce: un vero trauma che crea disorientamento, incertezze, molte volte domande senza risposta. In Lacci tutti i protagonisti sono magistrali.

In particolare spicca la rassegnazione di Aldo che fa ritorno a casa dopo anni di passione e amore per una donna molto più giovane di lui, Linda, che ti fa sognare al di fuori delle responsabilità coniugali. Ma anche non passa inosservato quell’accorato e disperato appello a tornare di Vanda, che si trasforma in una forte ossessione di paura della luce.
Altrettanto bravi i coprotagonisti della pièce, a cominciare da Roberto Nobile, che interpreta Nadar, un vicino di casa, magistrato in pensione, così come Sergio Romano e Maria Laura Rondanini che interpretano i figli della coppia, rispettivamente Sandro e Anna.

Ma che succede di così travolgente in questa pièce? Partiamo dall’inizio. All’apertura del sipario e facendo un salto indietro di circa quarant’anni, vediamo che Vanda, è disperata, scrive continue e struggenti lettere al marito affinchè faccia ritorno a casa, in seguito al suo allontanamento con una ragazza molto più giovane. Le lettere, a getto continuo, sono rabbiose, dolorose, esprimono la fatica del vivere e le difficoltà nel mandare avanti la casa a sola con i figli. La prospettiva poi cambia: c’è un salto emotivo e cronologico: ora sarà Aldo a mettere in scena la sua dolorosa esperienza del matrimonio, imbrigliato in una rete di lacci da cui è difficile districarsi.

Un matrimonio che, come tanti, finisce. Ma ciò che rende interessante questa narrazione è il sottile gioco di prospettive, che rende ogni personaggio allo stesso tempo vittima e carnefice. L’amore non c’è più ma una sera qualcosa succede. Aldo e Vanda rincasano dalle vacanze estive e trovano l’appartamento sottosopra, libri sparsi per terra, mobili rovesciati, suppellettili rotti. Verrebbe subito da pensare che sono entrati i ladri, ma stranamente non hanno rubato nulla se non delle fotografie gelosamente custodite in una scatola ben chiusa.

Aldo comincia un racconto appassionato all’amico, il vicino di casa Nadar, le foto rievocano un amore passato, quello per Linda, ancora vivo, una passione che è stata una fuga dai lacci, per l’appunto, del matrimonio. Aldo e Vanda sono stati lontani per alcuni anni, dopo dodici anni di matrimonio, quando erano ancora giovani entrambi: lei era rimasta a Napoli con i figli, lui a Roma con l’amante più giovane. Ma la routine di sempre è nuovamente subentrata nelle loro vite.

La coppia si è riunita, ma la vicinanza fra loro due non ha apportato nessun beneficio, anzi rancori e frustrazioni non si sono mai spenti. Per non parlare dei figli, Sandro e Anna, che ormai quarantenni e cresciuti male senza affetti, si odiano.
L’incarico di controllare la casa dei genitori, assenti per le vacanze estive, fa sì che si ritrovino soli, in quella casa che li ha visti crescere, ma dalla quale si sono allontanati in preda alla rabbia. Rabbia che finalmente sfoga, i segreti mai raccontati ora non lo sono più e le foto di quell’amore nascosto da Aldo vengono fuori e tutto esplode vertiginosamente. I libri vengono scagliati, i mobili rovesciati, gli specchi rotti, la casa messa sottosopra.
Lacci, una storia dolorosa e senza redenzione, ben trasformata in una pièce teatrale dove i protagonisti sono tutti ben compenetrati nei loro ruoli. Da vedere, rimarrete affascinati da questa trama complessa che farà capire tutto alla fine.

Giancarlo Leone

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