Teatro e musica si uniscono in uno spettacolo originale intitolato, Se non parlo canto, con la supervisione artistica di Gigi Proietti, che vedrà protagonista stasera 14 marzo, all’Auditorium Parco della Musica, Carlotta Proietti, figlia dell’inimitabile Gigi, attrice che da sempre vive in stretto contatto con l’ambiente teatrale, artista versatile ed effervescente, ironica, una cantante appassionata e tanto altro ancora.
Carlotta, parliamo di questo spettacolo. Di cosa tratta e perché questo titolo?
“Mi rispecchio molto in questo titolo, perché in Se non parlo canto, reciterò ma canterò anche. Metto insieme teatro e musica per sperimentare una formula vicino al teatro canzone. Nello spettacolo ci saranno canzoni inedite, ma altre già conosciute. Mi esibirò con la Band I Blatters, rigorosamente dal vivo e sono contenta di avere anche due ragazze giovanissime che faranno i cori e suoneranno violino e viola; sono Flavia e Clara Costa”.
E’ vero che a soli 3 anni con ‘Ed ecco a voi Carlotta’ introducevi i tuoi show a casa tua?
“Sì, è vero. Da piccolina ero insopportabile. Spuntavo da dietro le tende e intrattenevo gli ospiti che frequentavano casa nostra, mi ispiravo già a papà. Ho sempre respirato in famiglia l’arte, il palcoscenico e già c’era qualcosa dentro di me che mi diceva che da grande avrei fatto questo mestiere”.
Hai partecipato alle ultime edizioni del concerto spettacolo teatrale Semo o nun Semo. Che effetto ti fa interpretare classici del repertorio romano?
“Adoro le canzoni romane, mi piacciono moltissimo, mi appartengono. Sono state sempre presenti nella mia vita da quando ero piccola, in casa e negli spettacoli interpretati da mio padre. Sono stata molto orgogliosa quando mi hanno inserito anni fa nel cast di Semo o nun Semo, che si faceva da anni prima, un vero spettacolo cult. Una vera soddisfazione essere accanto a Piovani, autore dello spettacolo, e a colleghi illustri come Massimo Wertmuller e Donatella Pandimiglio”.
Passi dalla musica alla commedia brillante teatrale: cosa preferisci?
“Sono due cose molto diverse, ma si fondono e le preferisco entrambi. Ad esempio in Semo o nun Semo, teatro e musica si univano perfettamente, cosa che succede anche nello spettacolo di stasera”.
Quanto sono stati e sono importanti i consigli di papà Gigi?
“Premetto che ho iniziato a recitare molto tardi con grande sorpresa dei miei per aver intrapreso questa carriera. Mio padre mi da continuamente consigli. Mi ha insegnato la musicalità, il ritmo, l’umiltà la capacità di sdrammatizzare, ma anche lo studio di sé stessi del proprio corpo, la conoscenza e la padronanza della tecnica del proprio lavoro, come conquistare il pubblico, la consapevolezza di essere in grado di divertirsi e far divertire, perché il divertimento ingloba tutta la comunicazione”.
Spesso hai lavorato con Matteo Vacca, Claudia Campagnola, Marco Morandi. Cosa ti lega a loro?
“Ultimamente ci siamo staccati, ognuno ha preso strade diverse, anche se ci teniamo in contatto. A loro mi lega il fatto di aver fondato una bella compagnia, abbiamo fatto ditta per tre anni, ci siamo autoprodotti, abbiamo fatto la gavetta quella vera con tutte le problematiche organizzative e finanziarie. Indubbiamente una bella esperienza umana e professionale”.
Hai partecipato all’edizione televisiva di Cavalli di Battaglia, che da anni era solo stato fatto in teatro. Soddisfatta di questo passaggio televisivo?
“E’ stata una grande emozione, uno spettacolo bellissimo. Portando questo show in tv, n’è uscito un prodotto anomalo, è rimasto uno spettacolo teatrale, così come era nato. Un grosso merito va a mio padre che si è raccomandato di non snaturare lo spettacolo, che doveva rimanere puramente teatrale. E così è stato. Ha fatto degli ottimi ascolti, ma in nessuno di noi c’era quella frenesia di sapere i telespettatori che l’avevano visto, lo share. E’ stata una bella sorpresa per tutti noi che eravamo sereni. Un’esperienza molto importante, perché c’è stata una grande risposta sui social”.
Pregi e difetti?
“Tra i pregi, quello di amare molto il mio lavoro, di essere rispettosa e di avere un buon rapporto con le persone che mi circondano, artisticamente e nella vita di tutti i giorni. Un difetto? Mi porto dietro le mie insicurezze, ogni volta che faccio qualcosa mi dico sempre: ‘Ma chi me l’ha fatto fare?’”
Hai ancora il classico sogno da realizzare?
“Il sogno? Forse è questo che porterò in scena stasera. E’ stata sempre una mia idea unire il teatro alla musica e con questo spettacolo corono un sogno che volevo realizzare. Altri sogni? Ho molta voglia di tornare al Globe Theatre di Villa Borghese l’estate prossima. Ma ciò che m’interessa di più è creare una mia compagnia, una mia squadra con la quale mettere in scena propri spettacoli”.
Cosa ti aspetta nel tuo prossimo futuro?
“Riprenderò Il Caso Majorana, uno spettacolo interessante, stimolante ed originale. Poi riprenderò anche con Matteo Vacca lo spettacolo Parole Parole, che era stato l’anno scorso in cartellone alla Sala Umberto. Ma vorrei portare in tournée lo spettacolo di stasera. Sarebbe un peccato fare una sola serata e basta. Merita di essere conosciuto da un pubblico più vasto”.
Giancarlo Leone