Il Moscow State Ballet diretto da Anna Aleksidze-Grogol è di scena al teatro Quirino di Roma con una delle più celebri favole di Charles Perrault, “La Bella addormentata”, che Pyotr Ilyich Tchaikovsky musicò appositamente per trarne un balletto dal carattere iniziatico ed estremamente simbolico, un tentativo di preparare i bambini e le bambine ai cambiamenti verso i quali li porterà la loro vita futura.
Estremamente ricca di simbologie, questa fiaba racconta le vicende di una principessa che, nata dopo tante sospirate attese dei suoi genitori, un Re ed una Regina, è oggetto di una maledizione lanciatale da una malefica e vecchia fata nel giorno del suo battesimo: la bambina, prima che compia sedici anni, verrà punta e si addormenterà per cento anni almeno, fino a quando un principe la risveglierà con un bacio.
Non a caso un noto psicoanalista del ‘900, Bruno Bettelheim, vede nella fiaba alcuni elementi caratterizzanti la vita delle bambine in genere: la puntura, dalla quale uscirà del sangue, l’ancestralità della maledizione marcata dalla vecchia fata Carabasse, l’infanzia, l’adolescenza, la giovinezza, l’età adulta, mentre l’intervento del principe che la risveglierà è soltanto un elemento accessorio, un simbolo anch’esso della fiaba, un elemento comunque festoso che rappresenta, ancora una volta, il prevalere del bene sul male.
Danze di grande effetto scenico, pas de deux intrisi di una magica atmosfera, la scenografia dal sapore antico ma estremamente efficace, la musica magica di Tchaikovsky a guidare gli agili passi del numeroso e ben congegnato complesso di ballerini e ballerine, che costituiscono la compagnia sono gli elementi caratterizzanti di una rappresentazione estremamente attraente, con una sempre e costantemente leggiadra Olga Pavlova nei panni della principessa Aurora ed un altrettanto bravo Sergey Skvortsov a vestire quelli del Principe Desiré.
Di grande effetto scenico le cinque fate chiamate a proteggere la principessina appena nata, tra le quali particolare richiamo va alla fata dei lillà (N. Gubanova) e l’uccello blu (A. Salimov) che con passi di una frastornante leggerezza dà tono e vigore alla scena introducendo l’arivo del principe. A. Gherasimov interpreta invece la maga cattiva, Carabosse e lo fa evidenziando il suo malefico carattere calcando la scena in maniera apparentemente paradossale come la sua cattiveria: un danzatore zoppicante in mezzo a tanta leggiadria e leggerezza di espresione Assolutamente splendidi i costumi di J. Samodurov, ma veramente, inutile dirlo, magistrale la coreografia immortale di Marius Petipa.
Grandi applausi, anche a scena aperta, da parte di un pubblico veramente affascinato dai due atti dei quali si compone il balletto. Si replica fino al prossimo 26 marzo anche con rappresentazioni pomeridiane (il mercoledi e la domenica) alle ore 17,00; alle ore 21,00 le serate di martedi, giovedi, venerdi e sabato.
Andrea Gentili