Fino al 12 marzo è andato in scena al Teatro Vascello di Roma L’autore e il suo doppio, ciclo di letture tenute da Fabrizio Gifuni, che interpreta i testi di Camus, Pasolini, Testori, Cortázar e Bolaño. Di questo originale percorso culturale e creativo, Visum ha seguito Il Dio di Roserio, studio sul primo capitolo del testo di Giovanni Testori.
Pubblicato nel 1954, Il Dio di Roserio è un racconto lungo di grande originalità, in cui Giovanni Testori sviluppa un’inedita modalità di rappresentazione della corsa ciclistica, cercando di rappresentare attraverso la corsa un uomo e la sua interiorità. La storia è quella di una sfida fra l’astro nascente del ciclismo Dante Pessina – soprannominato il Dio di Roserio – e il suo gregario Sergio Consonni.
Pessina si macchia di una terribile scorrettezza: fa uscire fuori strada il suo gregario causandone la caduta e, conseguentemente, il coma. Nel primo capitolo del libro è proprio Consonni a raccontare, con voce istupidita, come si sono svolti i fatti. A emergere è la capacità mimetica della scrittura di Testori, che accelera e rallenta il ritmo narrativo a seconda delle esigenze della strada e del racconto. Fabrizio Gifuni riesce a entrare nell’opera di Testori e a farla sua.
In uno spazio scenico circoscritto ed essenziale – due sedie, un leggio e una bicicletta distrutta in un angolo – l’attore usa il corpo e la voce come principali strumenti d’azione. Da una parte, attraverso la mimica simula la fatica e i gesti sportivi, al punto che sembra quasi di vederlo correre per davvero. Dall’altra, assumendo il punto di vista del ciclista, riesce a far cogliere allo spettatore impressioni, riflessioni e percezioni sensoriali. Sono proprio le indubbie doti di recitazione di Gifuni a rendere Il Dio di Roserio uno spettacolo di alto pregio, che finisce per essere molto più che un semplice reading.
Ottima la scelta del testo, un’opera che si pone a metà tra letteratura e arti figurative e che è anche un potente apologo morale contro la degradazione delle coscienze nell’Italia del secondo dopoguerra. Appare evidente che, nel dar vita a L’autore e il suo doppio, la ricerca di Gifuni è stata caratterizzata da un ostinato studio dei testi, dalla curiosità verso nuove forme di drammaturgia teatrale e da una dedizione nei confronti di una dimensione performativa totale. Dopo Camus, Pasolini e Testori, l’appuntamento è stato con i racconti di due giganti della letteratura latino-americana: Cortázar e Bolaño (11 e 12 marzo).
Barbara Lo Conte