Al MAGA di Gallarate (VA) dal 12 marzo al 16 luglio 2017 si possono ammirare oltre 200 opere di Marcello Morandini (1940) artista, designer, architetto. Morandini è notissimo internazionalmente per la scelta della linea geometrica e della bicromia, bianco e nero, scelta che l’artista ha portato anche nei suoi progetti architettonici che lo fa essere assolutamente fuori dal comune. Solo nelle opere di design concede tocchi di colore puro. La mostra è la prima che la Fondazione Morandini promuove in attesa della fine del restauro del suo museo a Varese. E’ curata da Marco Menguzzo e Emma Zanella. Catalogo Publi Paolini Editore.
La Fondazione Morandini è stata creata nel dicembre 2016 con l’intenzione di promuovere un museo dedicato a Marcello Morandini e quest’esposizione è in collaborazione la fondazione stessa. Morandini artista al di fuori dal coro che fin dagli inizi si è distinto con la sua ricerca che non interessa una precisa categoria, non è né optical, né programmata, è personale e si basa sul binomio di colore nero e bianco.
Come scritto da Mariastella Margozzi presentando in catalogo la bella, rigorosa e interessante mostra alla GNAM di Roma. “Infatti , al di là delle facili categorie estetiche che possono essere usate per spiegare l’arte di Morandini in qualche modo optical, in qualche modo programmata, essa in realtà le comprende tutte e tutte le supera perché riesce a usarle senza farsi usare da esse.” L’artista impiega materiali che appartengono alla contemporaneità senza dimenticare la cultura passata per realizzare opere che sono complesse nella loro semplicità.
Morandini non ammette il colore se non per quanto inerisce le realizzazioni di design e anche queste con colori primari. Del resto il suo design è attraente e particolare anche quando crea vasi in porcellana, servizi da caffè monocromi o mobili. Infatti ha chiarito:“In arte uso i colori bianco e nero, come una grafia su di un foglio, dove per leggere e capire non è necessario alcun altro colore cromatico aggiunto e la forma ha modo di raccontare unicamente la sua bellezza”.
L’esposizione organizzata per nuclei tematici contempla tutto il percorso creativo di Morandini dagli inizi negli anni ‘60 alle sue partecipazioni alle Biennali veneziane del 1968 e 1986, dagli esordi con le presentazioni di Celant e Gillo Dorfles, alla Biennale di Sāo Paulo, a Europali a Ginevra nel 1959, a Documenta di Kassel nel 1977 e alle grandi installazioni davanti a diversi musei tedeschi. La sua idea di arte è un progetto di vita. La struttura geometrica bidimensionale e tridimensionale è per l’artista il momento creativo che partendo dalla geometria piana ha per obbiettivo la terza dimensione.
La sua struttura geometrica è molto rigorosa perché dopo lo studio base Morandini si rivolge alla sicurezza matematica equilibrando ritmi e volumi con l’impiego dei due colori non colori. Per l’architettura i progetti partono da alcuni moduli struttura che mostrano la sua passione per lo sviluppo in verticale. In mostra c’è un consistente spazio dedicato al design che rimanda alla sua collaborazione con aziende svizzere, tedesche, giapponesi e italiane, dove le strutture geometriche si evolvono per migliorare e essere adeguate alle persone.
Un’esposizione che val la pena di visitare.
Emilia Dodi