Dal 19 marzo al 4 giugno 2017 a Palazzo Leone da Perego di Legnano in occasione del Festival Fotografico Europeo, ci sarà una mostra di Mario Giacomelli (1926-2000) artista fotografo notissimo internazionalmente con una selezione antologica delle serie più note realizzate negli anni ’60 del Novecento. Sono 101 opere e comprendono quelle più celebrate come “Io non ho mani che mi accarezzano il volto”, “La buona terra”, “Scanno”, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” e molte altre. E’ curata da Enrica Viganò con catalogo Edizioni Admira Milano.
L’artista fotografo ha avuto nel 2015/2016 un’esposizione al Museo di Roma Palazzo Braschi con grandissimo successo di critica e di pubblico cosa non facile per le esposizioni di fotografia anche se artistica. Infatti Giacomelli in gioventù è stato un pittore e poeta. Le serie esposte sono quelle scelte proprio da Giacomelli nel 1984 in occasione di una mostra a Lonato e poi donate alla città bresciana.
La mostra parte dalla serie Mia moglie del 1955, La mia modella di pari data, Mia madre del 1956 e continua poi con le serie che lo hanno reso noto internazionalmente. Quella dedicata a Scanno del 1957-69 è stata esposta al MOMA di New York e le sequenze espositive sono state indicate proprio dall’artista. E poi Lourdes del 1957.
“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” ispirata dalla poesia di Cesare Pavese del 1956. Per questo reportage Giacomelli ha frequentato per quasi un anno un ospizio di Senigallia onde rapportarsi con gli ospiti. Ne risulta una serie molto dura e cruda dove è messa in luce la tematica della vecchiaia vista con occhio benevolo che fa comprendere il suo punto di vista sulla malattia e la morte.
E ancora la serie dedicata ai pretini “Io non ho mani che mi accarezzano il volto” ispirata da una poesia di David Turoldo. Questa, fotografata in un seminario, ha in sé una malinconia che prende spunto da una gioia effimera dove i seminaristi giocano per dare l’illusione di divertimento creando una sintesi grafica.
“La buona terra” del 1964-65 dove è implicito come l’artista non abbia mai dimenticato la sua terra d’origine, il lavoro faticoso dei contadini dove è raccontata con il medium fotografico la dura realtà unita a una certa mitologia. “Le Marche” è una serie che ha richiesto all’artista un enorme lavoro di camera oscura. Le foto sono prese dall’alto di una collina o tramite il volo dall’aeroporto vicino. Qui il contrasto tra il bianco e il nero è maggiormente evidente.
Giacomelli ha ripreso tutta la tematica che ne metteva in luce la vita, la sofferenza e la poesia. Infatti ha dichiarato “Tutte le mie fotografie sono come un autoritratto, ho sempre fotografato i miei pensieri e con questo voglio dire le mie idee, le mie passioni, le mie paure”. “Caroline Branson da Spoon River” fa parte della serie dedicata al racconto degli anni 70 e “Gabbiani” è degli anni ’80.
Le serie sono unite tramite 41 foto dedicate alla natura che vanno dagli anni ’55 agli ’84 e sono un vero racconto durato trent’anni.
Emilia Dodi