E’ in scena fino al 19 prossimo, al Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma, un interessante lavoro di Charles Dyer, adattato per il palcoscenico da Massimo Dapporto e con la regia di Roberto Valerio, che ha per protagonisti due colonne dell’attuale universo di versatili attori italiani: Massimo Dapporto e Tullio Solenghi.
Due attori, appunto, di grande versatilità che, nel caso specifico, interpretano una storia sull’amore, quell’amore vero che dura per tutta la vita: non un amore nel senso comune, ma un amore tra due omosessuali.
Harry (Tullio Solenghi) e Charlie (Massimo Dapporto) sono due barbieri che esercitano la loro professione in un sottoscala londinese, da circa trent’anni e che da epoca immemorabile sono legati da quello che può definirsi un grande amore, ma hanno un problema in comune oltre a vari problemi personali: entrambi sono consci che il loro rapporto è ormai stanco, mentre Harry non riesce ad appagare con Charlie il suo istinto materno pur ricoprendolo di attenzioni soffocanti; il suo compagno riceve si le attenzioni, ma senza alcun entusiasmo.
Proprio questo fatto fa si che Charlie, assolutamente colmo di narcisismo, e che a sua volta è scontento della sua condizione di omosessuale, oltre che vessato dalla paura di dover affrontare una causa per aver compiuto atti osceni in luogo pubblico, non collabori più, nemmeno minimamente, a questo rapporto ormai consumato da pensieri e problematiche di ogni genere, particolarmente perché lo scenario del loro rapporto, clandestinamente vissuto nel sottoscala oscuro, è all’interno di una città omofoba quale era Londra negli anni sessanta.
Tutto quanto descritto, esalta l’infelicità dei due, una infelicità che ha preso il sopravvento sull’entusiasmo che li aveva inizialmente uniti, sintomo evidente della lotta tra il bene ed il male che i due vivono in maniera angosciosa, ma che comunque esalta quella che è una palese intromissione nella vita privata rappresentativa anche della violazione della riservatezza alla quale tende ognuno dì noi.
Non a caso, la locandina del lavoro riporta “devo dire a mamma che sono omosessuale anzi, le dico che sono gay così ci mette di più a capirlo”!
Molto apprezzabile la riduzione del romanzo di Dyer operata da Massimo Dapporto e perfetta la sua interpretazione sulla scena, assolutamente efficace l’esibizione di Tullio Solenghi che riesce, con l’aiuto di un bravissimo scenografo della portata di Massimo Bellando Randone, a rendere l’idea, nascosta nella trama del lavoro, della sua inappagata bontà e dello scontento all’interno del quale vive il rapporto di coppia.
Andrea Gentili