Al Teatro Ghione è andato in scena, il 27 marzo scorso e soltanto per un giorno, un lavoro che Dario Fo e Franca Rame scrissero ed interpretarono insieme nel 1982 per descrivere i rapporti di coppia ed i luoghi comuni che ne sono al centro; un testo dal sapore dissacrante, di contestazione antiborghese basato sulla soltanto teorica libertà sessuale della coppia aperta.
Due coniugi stanchi, alla deriva: il marito che tradisce la moglie e si giustifica con i presunti difetti di lei che, però, reagisce accusandolo di inventarsi delle scuse per dare tono alla sua scelta libertina che intende vestire di vittimismo.
Il grottesco è alla base di questo lavoro che descrive un assurdo dongiovanni che costringe la moglie a “giustificarsi” ricorrendo anche a tentativi nemmeno tanto convinti di suicidio e la relazione di coppia in genere è lucidamente descritta, senza veli né ipocrisie, dal fantastico Premio Nobel che gioca a rimpiattino con un luogo comune per evidenziare come, in fondo, il maschio sia apparentemente avvantaggiato nelle sue scorribande.
Ma una riflessione sorge nel corso della rappresentazione del lavoro: e se la donna “reagisce”?
E qui è possibile dare corpo ad un parallelismo epocale perché dal tempo in cui Fo scrisse questa sua “riflessione” sembra che nulla sia cambiato, anzi, nulla è migliorato: tutto è peggiorato anche se l’opinione pubblica tende a nasconderlo perché è un dato di fatto che ormai al matrimonio ricorrono soltanto più poche coppie che, peraltro, lasciano “aperti” i loro rapporti, rapporti, appunto aperti, “quasi spalancati”.
Nello specifico il regista, Sandro Torella, è paziente e rigoroso a descrivere le varie situazioni cui danno vita i dialoghi quasi assurdi tra le due parti in causa, ma vera mattatrice dello spettacolo è una bravissima Anna Mazzantini il cui contraltare, Emanuele Panzetti, la asseconda mirabilmente sulla scena collaborando alle elucubrazioni che il dialogo suscita fino ad arrivare a far sorgere nel pensiero dello spettatore: ma lasciare così aperti i rapporti di coppia è un bene o un male?
Andrea Gentili