Il palcoscenico del Piccolo Eliseo Patroni Griffi ospita, dal 12 al 30 aprile prossimo, un lavoro della scrittrice belga Amelie Nothomb, un romanzo ambientato interamente nella sala d’aspetto di un aeroporto che descrive il dialogo, serrato e palpitante, tra due personaggi incontratisi per caso, uno dei quali, Textor Texel, importuna l’altro con argomentazioni che non lo interessano, anzi lo infastidiscono.
Angust, l’altro personaggio, quello “braccato” dall’importuno, ascolta inorridito le confessioni di Textor, un omicida che sostiene di aver compiuto un delitto perfetto uccidendo una sua amante da lui prima sequestrata e poi violentata all’interno di un cimitero, e cerca di fargli capire l’immoralità di quanto da lui compiuto.
Textor insiste ancora con il racconto della sua vita dissennata ed espone a Angust il seguito della storia con la ragazza, da lui reicontrata per caso ed “agganciata” strappandole un appuntamento nel corso della quale la uccide.
Il dramma continua quando Angust viene a sapere da Textor che la ragazza uccisa è sua moglie e si rende conto che Textor ha provocato l’incontro tra loro due in aeroporto; peraltro, ed al fine di raccontargli tutta la sua storia, Textor ha allarmato l’aeroporto avvisando di una bomba a bordo dell’aereo sul quale, insieme ad Angust, sarebbero dovuti salire.
Quando Angust si rende conto della follia dell’uomo che lo ha avvicinato avverte la polizia che, però, non gli crede e viene rimproverato dagli agenti: a fianco a lui non c’è più Textor che si rivela come la sua coscienza interiore e che gli rimprovera di essere stato proprio lui, Angust, ad assassinare sua moglie Isabelle; il suicidio di Angust conclude la lugubre vicenda che vede Kaspar Capparoni nei panni di un uomo letteralmente “cosmetizzato” cioè esaminato al suo interno nell‘ambito della sua morale deformata che, per lui, determina una visione altrettanto deformata del mondo e che potrebbe indurlo a rimediare nel tentativo di redimersi.
Un lavoro dagli aspetti quanto meno onirici, certamente drammatici e dotato di aspetti narrativi che vanno dalla più profonda desolazione alle alte vette della morale, saltando dal basso all’alto senza soluzioni di continuità: un vero e proprio thriller che non dà scampo.
La stessa regista, Chiara Noschese, resta sorpresa di come essa stessa si sia ritrovata ad esaminare quella parte della psicologia umana che viene chiamata “cosmesi”, cioè l’ordine del cosmo, un ordine che, sempre secondo la Noschese, non si determina per caso, proprio come l’incontro, progettato ed attuato da Textor nei confronti di Angust e che porta quest’ultimo verso un inevitabile suicidio.
Andrea Gentili