Si J’etais un homme, tradotto in italiano in maniera un po’ riduttiva con Qualcosa di troppo, è un delizioso film, con uno humour tutto francese, diretto dalla regista e attrice Audrey Dana che aveva già firmato, nel 2014, un’altra intelligente e scoppiettante commedia, Undici donne a Parigi.
Qui la storia cambia musica ma l’accento è sempre quello erotico, divertente quanto basta, per sovvertire tutte le regole. La protagonista Jeanne (Audrey Dana) è una donna che sta attraversando un momento non proprio brillante. Deve infatti fare i conti con un’improvvisa situazione che di normale non ha assolutamente nulla.
Jeanne, ha poche soddisfazioni dal suo lavoro e, dal punto di vista familiare, le cose non sono certo migliori. Suo marito, vittima del fascino di un’altra, ha deciso di lasciarla, ed il giudice gli ha accordato l’affidamento congiunto dei bambini, che lei ama più di se stessa.
Una notte dopo un violento temporale, al risveglio Jeanne si accorge di un piccolo dettaglio in più… le è infatti spuntato il Lui di moraviana memoria, lasciandola assolutamente impreparata e tramortita. Certo, le parole di suo padre continuano a risonarle nel cervello, ‘se non hai il pisello non sei nessuno…’ si ma così è decisamente troppo…
La storia non ve la raccontiamo perché è troppo divertente e va vista, sarà infatti in sala dall’11 maggio con Adler Entertainment e vi suggeriamo di non perderlo per fare un carico di sane, divertenti ed inusuali risate.
Bravi gli attori a cominciare da Christian Clavier che certamente ricorderete in Non sposate le mie figlie e Tutti pazzi in casa mia, qui nei pani del ginecologo di Jeanne il dottor Pace, una miniera di battute che lo rendono oltremodo simpatico.
C’è poi Alice Belaidi, nel ruolo della sua amica del cuore che abita alla porta accanto, ed Eric Elmosnino, il collega che è forse, umanamente, il personaggio più interessante della storia, ma le situazioni più esilaranti non si contano e sono tutte godibilissime, sempre tenute sul bon ton senza mai scivolare, ed il confine sarebbe stato molto sottile, sulla volgarità.
“Come accade spesso a molte donne, mi sono chiesta cosa si prova a essere un uomo” ha dichiarato recentemente Audrey Dana sulla genesi del suo lavoro. “Penso che in tutti noi sia insita una parte nascosta appartenente all’altro genere che, per via di codici sociali ristretti, tendiamo a reprimere. Quale miglior modo per parlare di ciò che mischiare i due generi. Viviamo in una società maschilista, basata sul fatto che essere uomini garantisca più diritti. E allora cosa succederebbe se a una ragazza un giorno spuntassero codesti “attributi maschili onnipotenti”?
Interessante riflessione, ma come è nata l’idea?
“Da un sogno fatto una ventina di anni fa mentre vivevo a New York… Sognai di risvegliarmi e di sentire al tatto ‘qualcosa di troppo’, di vestirmi in fretta e di andare dal medico per capire cosa fosse successo. Ma il risveglio è stato brusco, e ricordo ancora bene quanto il sogno fosse realistico e inquietante. Prima di girare il film, ho intervistato molti uomini chiedendo quale fosse il loro rapporto con il sesso e la sessualità. Il mio film rimane però una favola, qualcosa di magico che nasce dalla fobia che la protagonista Jeanne ha maturato per gli uomini”.
Mariangiola Castrovilli