Nel magnifico Palazzo Mediceo di Serravezza dal 14 luglio al 5 novembre c’è la mostra dedicata a Plinio Nomellini( 1866-1943) dal titolo ”Dal Divisionismo al Simbolismo verso la libertà del colore” con 90 opere di grande pregio. E’ curata da Nadia Marchioni con catalogo Maschietto Editore.
Nello splendido Palazzo Mediceo di Serravezza dove sempre in estate ci sono mostre importanti quest’anno si celebra, dopo le esposizioni di Livorno e Firenze del 1998, la figura di un grande artista nato nell’Ottocento la cui evoluzione artistica partendo dal periodo macchiaiolo si è continuamente sviluppata fino alla “libertà del colore puro”. L’esposizione partendo dagli esordi è incentrata cronologicamente sullo sviluppo artistico di Nomellini con particolare riguardo al periodo della sua vita nelle terre versiliesi, contestualizzando la sua opera con quella di artisti di grande tempra del periodo.
Nomellini fu amico non solo di pittori tra i quali Fattori del quale fu allievo, Telemaco Signorini e Sivestro Lega nel periodo macchiaiolo, ma di scrittori e musicisti nel periodo versiliese dove l’evolversi della sua arte lo portò ad avvicinarsi a Kienerk, Müller e Pellizza da Volpedo e altri. Per meglio contestualizzare la sua opera accanto a celebri tele dell’artista sono in mostra anche quelle di pittori che lo accompagnarono nello svolgimento della sua ricerca mostrando per la prima volta come nell’atmosfera vivacissima del periodo ci sia stato tra questi artisti un dialogo fecondo che permette alla critica di comprendere al meglio l’opera di Nomellini che dal neoimpressionismo è passato a tematiche di ispirazione sociale e simboliste.
Tre le opere selezionate per l’esposizione non potevano mancare La diaria del lavoro del 1883 che Nomellini dipinse nel periodo genovese mentre frequentava i circoli operai socialisti, oppure La colonna di fumo del 1900 e La ninfa rossa del 1904 dove la realtà è mostrata in modo simbolista, nonché i disegni che l’artista ha creato per illustrare gli scritti di Giovanni Pascoli suo grande amico.
Tra le opere del periodo versiliese c’è La Fiera a Pietrasanta del 1912-13, tele che hanno fatto scrivere alla curatrice “la solarità del littorale versiliese trasformò la tavolozza del pittore in una caleidoscopica celebrazione della natura e contribuì alla maturazione di una visione edenica del paesaggio “. Dopo il 1920 la sua pittura cambiò e le sue pennellate divennero larghe e fluide, come si nota nell’opera esposta nel museo civico di Palermo.
Anna Camia