L’attore Daniele Pecci, fino al 6 agosto è protagonista, regista e adattatore dell’opera di William Shakespeare, Enrico V, un testo minore e poco rappresentato al Silvano Toti Globe Theatre diretto da Gigi Proietti. Visum l’ha intervistato.
Daniele, parliamo di questo Enrico V. Qual è la particolarità di questo testo?
“La particolarità è data proprio dal fatto che Enrico V è un testo minore del Bardo molto difficile da interpretare e di difficile collocazione che non veniva rappresentato da circa quarant’anni. E’ perfetto perché legato – spiega l’attore a Visum – soprattutto al Globe Theatre di Londra, ma anche a quello di Proietti qui a Roma, perché in un intervento del coro presente in questo dramma si allude alla forma del palcoscenico, una “O” di legno che deve contenere la grandezza dei fatti che vengono narrati. Io ho sempre amato il teatro – commenta – visto che mi sono laureato proprio nelle materie shakespeariane e tutti i miei lavori sul Bardo l’ho sempre tradotti ed adattati leggermente nei contenuti, ma senza mai snaturarli. E’ stato così anche quando ho portato e ancora porterò per la prossima stagione l’Amleto”.
Avendo adattato anche Enrico V ha tagliato qualcosa dal testo originale?
“Sì, ho tagliato alcune scene dove si parla di argomenti non proprio consoni all’intero testo che andiamo a rappresentare, in particolare certa storia inglese che non conosciamo a fondo, il rapporto con la Scozia e l’Irlanda, insomma cose più legate al territorio”.
Lei è reduce dall’aver interpretato con successo anche il personaggio di Amleto. Qual è la differenza con il personaggio Enrico V?
“Amleto, il principe di Danimarca è un personaggio, un antieroe che è destinato a soccombere, ad essere schiacciato dagli eventi, a morire. Contrariamente Enrico V è un eroe che riesce a piegare al suo volere gli eventi, un personaggio diverso, è quello che Amleto vorrebbe essere senza riuscirci”.
Ha raggiunto la popolarità grazie alla tv, ma ultimamente ha scarsa frequentazione con il mezzo televisivo. E’ una sua scelta?
“Devo tutto alla televisione, grazie anche alla fiction Orgoglio di alcuni anni fa. Sarei ingrato se non dicessi che la tv è stata anche la mia fortuna; devo dire di aver sfruttato il momento buono, purtroppo oggi la tv è cambiata e non ci sono più quelle fiction di una volta che facevano degli ascolti paurosi. Ora, quel pubblico – sottolinea – che mi ha conosciuto in tv, cerco di attirarlo a teatro, magari dove non è mai venuto. Per me è una grande responsabilità e cerco sempre di non deluderlo. Sono al servizio del testo che sto interpretando, cercando di dare sempre il massimo”.
Tra i suoi colleghi, chi sono gli attori che stima e che ha stimato?
“Non posso non stimare attori della vecchia generazione, come Albertazzi, Orsini, ma anche quelli contemporanei come Kim Rossi Stuart, anche se non lo conosco personalmente, Pierfrancesco Favino e Alessandro Preziosi che come me ama il teatro ‘forte’, quello shakespeariano, che è disposto, come me, a rinunciare alla tv per lunghe tournée teatrali”.
Un suo pregio ed un suo difetto?
“Riguardo il pregio cerco il più possibile di essere una persona buona, positiva, generosa, mi sforzo di esserlo. Riguardo il difetto, tanti: sono molto pigro, insofferente, goloso, incline ad abbandonarmi a tutti i piaceri”.
In tre aggettivi, come si può definire Daniele Pecci uomo e attore?
“Impegnato, caparbio, generoso”.
“Ancora non so quando, ma per la prossima stagione dovrei riportare in scena Amleto. E poi nel futuro vorrei cercare di mettere in scena buona parte del repertorio shakespeariano, a cui sono profondamente legato”.
Giancarlo Leone