A Pistoia in Palazzo Fabbroni ci sarà dal 16 settembre 2017 al 7 gennaio 2018 una grande retrospettiva dedicata a Marino Marini grande scultore del ‘900, dal titolo “Marino Marini Passioni visive”. E’ a cura di Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi.
Proprio nella città natia questa retrospettiva su Marino Marini (1901-1980) è presentata per meglio contestualizzare la figura storica e artistica della ricerca che l’artista ha compiuto partendo dagli esordi dedicati all’antico per arrivare ai grandi cavalieri degli anni ’30 e poi alle grandi scultore di corpi maschili e femminili, ai cavalieri stilizzati, ai volti maschili e femminili e infine all’ultimo periodo.
L’esposizione si svolge in 10 sezioni e interessa soltanto la scultura dove l’artista ha meglio incentrato la sua ricerca artistica, ma Marini è stato anche un pittore e grafico di primaria importanza. Artista precoce ha iniziato proprio con la pittura e la grafica dedicandosi poi del tutto alla scultura di cui fu insegnante sia a Torino che a Brera. La sua opera nelle dieci sezioni è affiancata alle opere che lo hanno influenzato all’inizio come i canopi etruschi e busti rinascimentali e in seguito a altre opere.
E’ però dal 1929 che l’artista ha una svolta arcaica con l’opera Il Popolo in terracotta messa a confronto con pezzi greci così come nella diversa grandezza con l’Ersilia pezzo ligneo che risente delle sculture etrusche o antiche italiche. E’ solo verso la metà degli anni ’30 che la sua ricerca si evolve e si concentra sul nudo maschile che risente delle opere di Arturo Martini e Giacomo Manzù concentrandosi verso una sintesi di masse e volumi.
Si passa poi ai grandi cavalieri che furono apprezzati da un numero di pochi intenditori, e poi alla stilizzazione dei corpi maschili come Icaro e i Giocolieri. E poi i nudi femminili e le Pomone che sono una realizzazione del post classicismo alla Rodin, confrontandosi alle opere di Mailiol e De Fiori. In seguito saranno le sculture esistenziali di Germaine Richter alle quali si rifà che hanno il loro avvio nel periodo bellico quando l’artista si esilia in Svizzera, patria della moglie. La sua ricerca dal rientro nel 1948 a Milano, diviene di forme più astratte e il tema più amato dai collezionisti quello del cavaliere e del cavallo che sono mostrati in riferimento a opere delle civiltà mediterranee.
E poi la ricerca sull’espressione del volto umano quasi guardando al cubismo e alla deformazione espressionista, in mostra sarà affiancata a teste di scultori contemporanei e poi ancora i cavalieri questa volta disarcionati che divengono una ricerca spaziale come nella sezione dedicata ai Miracoli. La mostra si chiude con i piccoli e grandi Guerrieri che si rifanno alla tradizione toscana di Giovanni Pisano e le sperimentazioni di Picasso e Henry Moore, suo grande amico.
La mostra che è promossa dalla Fondazione Marino Marini con un Comitato scientifico di grande levatura andrà poi alla Collezione Peggy Guggeheim di Venezia.
Anna Camia