E’ uscito nelle sale cinematografiche recentemente, dopo essere stato presentato fuori concorso nel 2014 alla 71° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film Io è morto di Alberto De Venezia, che segna il debutto del giovane regista nel complesso territorio del cinema onirico e psicanalitico. Interpreti principali Giulia Perelli, Maria Suma, Andrea Cocco.
E’ uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 31 agosto, dopo essere stato presentato fuori concorso nel 2014 alla 71° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film Io è morto di Alberto De Venezia, che segna il debutto del giovane regista nel complesso territorio del cinema onirico e psicanalitico.
Dopo tre anni di tribolazioni produttive questo film è finalmente uscito, girato in totale economia nel 2014 e da allora alla ricerca di una valida distribuzione. Il progetto ha incontrato tutti gli ostacoli che un debutto senza divi e senza major alle spalle possa trovarsi ad affrontare. In più c’è da aggiungere che questo film, almeno per il mercato italiano, non è affatto semplice.
Lo stesso raccontare Io è morto in poche righe è molto difficile, non tanto per l’astrusità del racconto, quanto perché il film viene a far parte di quel genere di pellicole che potremmo definire “oniriche”, dove gli avvenimenti narrati non seguono una logica ben precisa, ma cercano di mettere in immagini pensieri e sogni come percepiti dai suoi protagonisti. Un viaggio all’interno della propria anima, alla scoperta delle proprie sensazioni, emozioni e della vera personalità, dell’io che si cela nel subconscio di ogni essere umano.
La trama. La protagonista è Maria, interpretata dalla giovane Giulia Perelli, un’aspirante attrice di teatro che con il marito Giuseppe (Andrea Cocco) si appresta a recitare Romeo e Giulietta. La serenità dei due giovani sposi viene turbata dall’arrivo della madre di Maria, Maddalena, interpretata da Marina Suma.
Maria è sempre più insofferente per la presenza della madre, famosa attrice di Broadway, e della sua assistente Eva (Valeria Nardilli), tanto da immaginarsi, forse solo nella sua mente, una relazione tra la madre e il marito Giuseppe. Neanche l’aiuto della dottoressa Procula sembra migliorare la situazione di Maria.
La paura del tradimento e il ricordo del padre, interpretato da Carlo Mucari, porteranno ad un funesto finale di violenza e allucinazioni. Tutti i vari rapporti travolgeranno chiunque rendendo il “viaggio” verso l’“Io” un percorso tortuoso, sensuale, senza via d’uscita. I vari finali del film lasciano addosso un senso di vuoto, di solitudine, quella stessa solitudine che ha Maria, che rivive ossessivamente l’evento drammatico che ha condizionato la sua vita. Maria, superato il passato, in un momento di lucidità-non lucidità si trasformerà in una donna cinica, crudele, che rivivrà e romanzerà il dramma della sua vita.
Io è morto è una bella prova per il regista Alberto De Venezia, che nonostante sia al suo primo film, dimostra di non aver paura di sperimentare e di osare sfruttando tematiche e strutture narrative complesse. Tutto è ben organizzato dove ogni momento, ogni gesto, ogni parola diventano un vero mosaico: si ha la sensazione di non trovare un legame tra i personaggi e le loro azioni, ma seguendo ancora la trama aumentano i colpi di scena e il quadro complessivo diventa sempre più chiaro.
Anche i nomi dati ai personaggi hanno un doppio significato: Maria, Giuseppe, Maddalena, Adamo, Eva subito fanno pensare ai personaggi biblici, che condividono alcune caratteristiche con le loro rispettive versioni moderne. Anche se i dialoghi stridono e gli attori, in particolare i due giovani protagonisti, fanno fatica a gestire i toni morbosi del racconto, il regista De Venezia se la cava egregiamente, tenendo conto che è la sua opera prima. I difetti sono tanti ma non mancano i pregi. Aspettiamo la sua seconda opera.
Giancarlo Leone