A Modena nello Studio Art Consulting dal 14 ottobre all’11 novembre 2017 c’è un’esaustiva mostra di un grande del futurismo, Fortunato Depero. E’ curata da Marco Bertoli con la consulenza di Maurizio Scudiero che ne ha curato il catalogo. Ingresso gratuito.
La mostra comprende una selezione di 24 opere di questo importante futurista che concepiva l’arte in forma globale. Per questo è messo in luce il periodo che va dal 1917 al 1947 comprendente acquarelli, collage, tarsie di tessuto, oli e manifesti pubblicitari, opere prestate da collezionisti privati quindi non facilmente visibili.
Il curatore Marco Bertoli, che è tra l’altro consulente della Casa d’Arte Christie’s di Londra e New York, le ha selezionate proprio per far conoscere trent’anni di lavoro dell’artista. Negli anni ’50 del dopoguerra il movimento futurista e in particolare Depero che è stato un futurista fino alla fine, era stato accantonato dimenticando che se di vera arte si tratta non può avere alcun colore politico.
Per fortuna negli anni ’70 c’è stato un recupero tornando a interessarsi di quest’artista che può essere considerato il precursore della grafica pubblicitaria e delle arti applicate, del suo evolversi dal futurismo che lo ha portato verso il panorama artistico internazionale. Infatti nelle grandi mostre internazionali sul futurismo Fortunato Depero è stato sempre presente come a Tokyo e a Londra dove ha avuto una personale all’Estorick Collection. Torino poi gli ha dedicato mostre nel 1968, nel 1975 e nel 2004 quella curata anche da Maurizio Scudiero.
Per meglio contestualizzarlo in esposizione si vedono Costruzione di gobbo del 1917, Danza di coni del 1947, i collage dedicati ai numeri del 1920 e l’olio su tavola Donne del tropico del 1945, e i primi arazzi futuristi, i manifesti per Campari e la copertina per Vogue del suo periodo americano. Nelle sue opere ha una grande importanza la geometria e la figura più importante è il parallelepipedo impiegato in modo diagonale, con colori vivacissimi dai forti contrasti e forme piatte.
Chi non ha amato il suo museo a Rovereto o non ha mai desiderato un suo arazzo? Come scritto da Maurizio Scudiero “Depero anticipò di cinquant’anni la Pop Art. Anche se la sua non era una serialità industriale bensì artigianale: ogni lavoro era unico pur nella molteplicità delle sue realizzazioni”, e Marco Bertoli “Rispetto ai colleghi futuristi Depero si rifugia sempre nella concretezza E dopo l’esperienza newyorchese continua ad attenersi più agli ideali futuristi che non all’evoluzione del movimento come dimostra ad esempio Natura morta del 1936………..”. Chi ama il futurismo non potrà mancare l’esposizione di Modena.
Emilia Dodi