Alla Sala Umberto di Roma, fino al 15 ottobre, è in scena la pièce di Paul Rudnick, Odio Amleto, per la regia di Alessandro Benvenuti che vede protagonisti principali Ugo Pagliai e Gabriel Garko.
In palcoscenico l’ombra di Amleto s’incontra con il fantasma dell’attore hollywoodiano John Barrymore, Shakespeare si misura con una leggenda del cinema. Un inedito duetto si attori a confronto: un interprete teatrale, un veterano del palcoscenico come Ugo Pagliai e un divo delle fiction come Gabriel Garko.
I due attori sono i protagonisti della pièce, Odio Amleto, di Paul Rudnick per la regia di Alessandro Benvenuti, alla Sala Umberto di Roma, fino al 15 ottobre. Con loro Claudia Tosoni, Annalisa Favetti, Guglielmo Favilla e la straordinaria partecipazione di Paola Gassman.
In Odio Amleto, Shakespeare è solo un pretesto per sorridere e deridere gli attori del piccolo schermo, abituati al facile successo e ai lauti guadagni. Avete idea di quanto guadagni un attore di fiction e quanto invece chi fa teatro? A fronte della fatica, dello studio, del talento che spesso i primi non hanno e i secondi sì. Questo sembrerebbe essere il vero tema al centro della commedia, trattato con leggerezza, ma centrando la grande contraddizione.
Gabriel Garko veste i panni di un famoso attore statunitense di fiction televisive, Andrew Rally, che, per elevarsi culturalmente agli occhi della propria fidanzata, decide di fare l’attore impegnato, accettando il ruolo di Amleto in uno spettacolo teatrale newyorkese. Per mettere in atto i suoi propositi, Andrew, tramite la sua agente immobiliare, prende in affitto lo storico appartamento a New York che un tempo appartenne al mitico e defunto attore shakespeariano John Barrymore, che viene evocato in una seduta spiritica al fine di ottenere qualche consiglio per interpretare il ruolo di Amleto.
Il fantasma di Barrymore, interpretato da Pagliai, appare ad Andrew nel suo costume shakespeariano per aiutarlo a migliorarsi e a calarsi nella parte. Andrew fa la parte del giovanotto belloccio al quale la fortuna arride ma a cui i soldi non sono sufficienti per trovare la felicità. Così Barrymore gli spiega la differenza tra fare l’intrattenitore ed essere un artista, cosicché Andrew s’impegna a fondo per poter essere un credibile Amleto.
La sera dello spettacolo però c’è qualcosa che non va, la recitazione di Andrew è debole. Lui ne resta molto deluso e sembra cedere ad una nuova offerta televisiva vantaggiosa, fino a quando, confidandosi con il fantasma di Barrymore, non si rende conto che per un momento la propria recitazione ha toccato davvero un vertice mai prima raggiunto, facendo zittire il pubblico e rendendolo succube della magia del teatro.
Quel lampo di vera arte, quel piccolissimo miracolo shakespeariano gli spalancheranno una finestra su un mondo sconosciuto: quello della realizzazione personale che passa attraverso la fatica quotidiana, il rispetto della nobiltà attoriale, l’elevazione del linguaggio e la grandiosità della cultura letteraria. La fidanzata di Andrew è contentissima e lui fa la prima cosa nobile della sua vita: rinuncia ad un contratto milionario da protagonista della solita frivola serie televisiva per accarezzare il sogno di una vita sul palcoscenico.
In questo Odio Amleto, a differenza di quanto si pensasse, Gabriel Garko convince e dà una bella prova attoriale. Lui si affida all’autoironia, elemento che lo assolve dai limiti attoriali e dall’ingombrante ombra di un fisico da Dio greco che dal vivo è più palese, rispetto alla visione in tv. Garko vive serenamente la sindrome da attore di serie B che accompagna i volti noti televisivi, un complesso di inferiorità nei confronti dello spettacolo teatrale che necessita di concentrazione assoluta, di studio e costanza, di credibilità artistica.
Ottima, neanche a dirlo, la magistrale interpretazione di Ugo Pagliai, nel ruolo di John Barrymore che, anche da defunto, non vuole rinunciare al palcoscenico e alla bella vita, due cose che l’appassionano.
Intorno al nucleo centrale della vicenda, si muove in scioltezza una serie di caratteristi molto ben compenetrati nel ruolo: la fidanzata di Rally, interpretata dalla bella Claudia Tosoni, novella Giulietta illibata, innamorata dell’amore romantico; l’impresario artistico cocainomane, abbastanza schizzato e ossessionato dai soldi, interpretato da Guglielmo Favilla; l’agente immobiliare disinibita e priva di scrupoli, Annalisa Favetti e, dulcis in fundo, un’agente di gran classe, ottimamente interpretata da Paola Gassman, che fa il tifo per il teatro classico che incita, rassicura il bel Rally-Garko.
Su tutti la calibrata regia di Alessandro Benvenuti. Da vedere, consigliato.
Giancarlo Leone