A Roma nella splendida cornice della Galleria Borghese a celebrazione dei vent’anni dalla data della riapertura torna una grandiosa mostra del più importante artista del barocco, Gian Lorenzo Bernini con opere che provengono da tutto il mondo E’ curata da Anna Coliva direttrice del museo con Andrea Bacchi.
Dopo la mostra che riapriva la Galleria restaurata vent’anni fa dedicata a colui che rappresenta il barocco romano grazie alla volontà del Cardinal Scipione Borghese, dopo alcuni studi ritorna nello stesso luogo Gian Lorenzo Bernini visto non solo come scultore e anche allievo del padre Pietro, ma nella sua veste totale di scultore, pittore, architetto, scenografo, e quant’altro.
E’ la mostra più importante che sia mai stata concepita su questo artista con prestiti che arrivano dal Canada, dagli USA, dalla Spagna, dalla Francia, dalla Germania, dal Regno Unito, dalla Città del Vaticano e da collezioni private italiane e straniere, per farlo conoscere nella sua totalità, dagli esordi con il Padre Pietro ai trionfi che lo hanno visto protagonista con finalità politiche e religiose attraverso il pontificato di nove Papi. Giovanissimo, grazie alle richieste del suo committente Scipione Borghese, scolpi nel marmo pezzi monumentali “autonomi” che la Galleria possiede in numero di nove dei quali cinque inamovibili, mentre sotto il pontificato di Urbano VIII all’artista fu chiesto di inserire la sua arte in un contesto architettonico.
La mostra prende in considerazione i suoi esordi fino alla sua ultima scultura e per meglio far conoscere lo sviluppo della sua arte è divisa in otto sezioni: L’apprendistato con Pietro; La giovinezza e la nascita di un genere: i putti, I gruppi borghesiani, Il restauro dell’antico; I busti; La pittura; Bernini e Luigi XXIV; Il mestiere di scultore; I bozzetti; Il restauro della Santa Bibiana, statua che è uscita per la prima volta dalla Chiesa omonima.
L’esposizione mette inoltre il punto sugli studi fatti in questi vent’anni e in particolare mostra quasi tutte le opere di Bernini pittore, almeno quelle ritenute veramente autentiche, al piano superiore unitamente a tutti i busti realizzati in marmo e fusioni in bronzo, partendo dal 1612 al 1670 e il colpo d’occhio è veramente notevole. Tra le opere più importanti oltre al modello in terracotta per la Statua di Luigi XIV c’è il Ritratto di Richelieu in marmo preso da un ritratto pittorico senza averlo mai visto e dandogli la sua particolare espressione che ormai per tutti è il ritratto del grande cardinale.
Altro fattore molto importante che si deve alle scoperte degli ultimi vent’anni, riguarda l’esposizione del Salvatore proveniente da Norfolk e quello del San Sebastiano, nonchè il grande Crocefisso spagnolo ordinatogli da Filippo IV messo vicino a quello rinvenuto a Toronto. Per mostrare al meglio il suo essere regista di sé stesso e uomo di teatro, l’allestimento di quest’esposizione, che non è e non ha voluto essere cronologica, si apre nel Salone centrale con una serie di realizzazioni scultoree tra le quali quella violenta del Ratto di Proserpina e la Santa Bibiana che raffigura una fanciulla vestita da suora, una mitologica e profana, l’altra religiosa, il tutto sovrastato dall’opera sulla parete realizzazione del padre Pietro, che raffigura Marco Curzio, e sembra guardare il palcoscenico di Gian Lorenzo.
Un’importante e interessante esposizione che mette in luce in toto il Bernini.
Emilia Dodi