A 43 anni dal debutto da quel lontano 8 dicembre 1974 al Teatro Sistina, torna la commedia musicale cult del nostro teatro: Aggiungi un posto a tavola. La nuova edizione è in scena al Teatro Brancaccio sino al 26 novembre, per poi andare in tournée. Ad interpretare il ruolo principale di Don Silvestro, nonché regista in questa nuova edizione, ancora una volta Gianluca Guidi, già nei panni del parroco nove anni fa. Visum l’ha intervistato.
Gianluca, ormai Aggiungi un posto a tavola appartiene alla Famiglia Guidi…
“Sembrerebbe di sì, per un fatto generazionale appartiene alla mia famiglia per usucapione. Adesso stiamo aspettando anche mio figlio Giacomo, così gli passo il mio ruolo. Per ora ha solo 9 anni”.
“Ma no, tutto è rimasto invariato, ad eccezione dei nuovi attori che mi affiancano. Aggiungi un posto a tavola è uno spettacolo che ha fatto la storia del teatro. Lo rifacciamo – spiega a Visum l’attore – tutto cantato dal vivo, con un’orchestra di 16 elementi, proprio come una volta. Il testo è sempre attuale per il suo messaggio di fratellanza che attraversa epoche e generazioni. Ognuno ci può leggere ciò che vuole: il prete che potrebbe sposarsi, il tema dell’accoglienza, del vivere insieme”.
“Da Emy Bergamo che è Consolazione, da Marco Simeoli che interpreta il sindaco Crispino, da Pietro Di Blasio che èToto, da Francesca Nunzi che impersonifica Ortensia, la moglie del sindaco Crispino. Dopo tanti provini e tante ragazze esaminate abbiamo scelto chi è Clementina, la giovane Beatrice Arnera. Un discorso a parte merita Enzo Garinei: dopo ben 500 repliche nel ruolo del sindaco Crispino, questa volta sarà Dio ‘la voce di lassù’, interpretata per anni prima dal vivo e poi registrata, visto che è mancato nel 1991, da Renato Turi”.
“Ho iniziato nel 1992 in teatro con Nino Manfredi con Parole d’amore, poi ho lavorato con Ernesto Calindri in Gigì. Ho avuto due genitori artisticamente eccezionali, mio padre Johnny Dorelli e mia mamma Lauretta Masiero. Ho cominciato dalla serie A ed ho debuttato in un ruolo da protagonista”.
“E’ vero, devo a Gigi Proietti la mia vita. Oltre ad uno scambio intellettuale molto intenso, mi lega a Gigi un affetto filiale. Mi è stato quasi padre, non solo da un punto di vista artistico”.
“Sì, un successo clamoroso. Per strada la gente mi ferma e me la chiede. La stessa cosa quando prendo un taxi”.
Giancarlo Leone