A Amelia (Terni) nel Museo Civico Archeologico e Pinacoteca “Edilberto Rosa” sono ospitati 30 lavori di Luciano Ventrone (1942) nella mostra dal titolo “Matrix Oltre la Realtà”. Sono opere dipinte che travalicano l’iperrealismo sconfinando nell’astrazione concettuale. E’ aperta fino al 25 febbraio 2018 e curata da Cesare Biasini Selvaggi. Catalogo Carlo Cambi Editore.
La mostra è promossa dall’Associazione Archivi Ventrone con Sistema Museo e fa seguito alle nove opere esposte dal mese di agosto e ispirate dalla celebre collezione archeologica che questo museo possiede. Le notissime nature morte contemporanee dell’artista dialogano con la storia romana di Amelia dove il patrimonio culturale antico con quest’esposizione diviene attivo.
Luciano Ventrone è stato spinto anche da Federico Zeri a interessarsi al tema della natura morta che ha portato l’artista a creare con la fotografia e cercare particolari sempre più rilevabili fino alla scelta di quelli maggiormente significativi. Ventrone lavora con la fotografia, una volta analogica ora digitale, fino a realizzare soggetti che attraverso la tecnologia divengono un reticolo pulviscolare arrivando a divenire punti di luce e colore.
L’artista tramite “dei Pixel dalla colorazione codificata tramite uno o più valori numerici (bit 0 o 1) non visibili all’occhio umano” è in grado di coglierli successivamente con la pittura fino ad arrivare al massimo grado di astrazione concettuale. La realtà è una specie di realtà simulata dagli atomi nella loro struttura atomico-molecolare. Infatti le opere vanno osservate prima da molto vicino per poi allontanarsi e averne una visione totale.
Come scritto da Paolo Biasini Selvaggi: “osservando le sue opere appare subito evidente come l’artista abbia mirato più all’interiorità, nonostante esiti formali dall’apparente verosimiglianza fotografica. Senza mai, infatti, rifiutare in assoluto il concetto di ritratto, la sua ricerca estetica-scientifica si è imposta di scavare più approfonditamente nell’apparenza fenomenica della realtà, mettendone in luce solo le caratteristiche veramente significative”.
L’artista è presentato in catalogo oltre che da Cesare Biasini Selvaggi, anche con testi scritti per mostre precedenti, da Paolo Dell’Elce, Edward Lucie-Smith, Vittorio Sgarbi, Roberto Tassi, Duccio Trombadori, Sergio Zavoli e Federico Zeri.
Le tele esposte sono affascinanti e meritano una visita.
Emilia Dodi