Con i titolo “Filippo Palizzi L’universo incontaminato di un artista a metà 800” la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e contemporanea di Roma, con un nuovo allestimento, lo celebra con una selezione di opere che il pittore ancora in vita donò allo Stato. La mostra resterà aperta fino al 28 gennaio 2018. E’ curata da Chiara Stefani.
Quest’artista abruzzese e napoletano di adozione ( 1818-1899) fece dono allo Stato Italiano di una serie di opere affinchè restassero unite e non fossero disperse. La mostra ne presenta circa cento tra dipinti, studi restaurati per l’occasione, con le cornici originali che erano state tolte. L’artista è celebre per la sua opera di naturalismo che comprende la campagna, le serie di animali e le presenze umane che frequentavano i luoghi, nonché le battaglie e la ritrattistica.
La prima mostra fu proprio allestita dallo stesso artista nel Palazzo delle Esposizioni nel 1892 seguendo un ordine cronologico, mentre questa è divisa per argomenti. Frequentando la Scuola di Posillipo l’artista, dopo una visita del fratello pittore che viveva a Parigi, se ne distaccò prendendo come base lo studio del vero, Questo si nota in particolare nelle opere che interessano gli animali con cromia vivace come quella dei francesi, con una minuzia nei particolari come nelle opere dei animalisti olandesi di due secoli ante, ma con intento naturalistico di pieno Ottocento.
Per la natura che si può assimilare al primo Corot dove la vegetazione è particolarmente rigogliosa, le figure di fanciulli mostrano un paesaggio integro e senza disgressioni. Il più importante dei suoi allievi fu Francesco Paolo Michetti. Nel paesaggio come nelle tele di animali fu del tutto un innovatore. I suoi dipinti di animali mostrano come la loro presenza abbia lo stesso valore di quella delle persone. Le sue composizioni attraverso il paesaggio danno l’idea di luoghi incontaminati e questo è proprio quello che l’esposizione intende far conoscere al pubblico.
La sua opera è a volte riferente al movimento della macchia, altre ai dipinti nordici che l’artista ha conosciuto nei suoi viaggi dopo la sua partecipazione all’Esposizione Universale di Parigi del 1867, come si nota nella tela dal titolo Dopo il diluvio che è conservata al Museo di Capodimonte della quale in mostra c’è il bozzetto senza gli animali. E poi la fantasia romantica con Ettore Fieramosca. La sua ricerca non si è limitata alla pittura, Filippo Palizzi si è dedicato dopo gli anni ’70 dell’Ottocento anche alla ceramica. In mostra I tre alcioni del 1885. L’esposizione si chiude proprio con le opere del 1885 che sono quelle della donazione allo Stato Italiano. Molto ben allestita, quest’esposizione permette di conoscere un artista che è stato un innovatore alla fine dell’Ottocento.
Emilia Dodi