La grandiosa mostra sul geniale artista, Antonio De Curtis in arte Totò, comico di gran vaglia, teatrante, poeta, compositore e quant’altro, dopo il successo di Napoli è approdata a Roma nel Museo di Trastevere e resterà visibile fino al 18 febbraio 2018. E’ organizzata e curata da Alessandro Nicosia e Vincenzo Mollica, Catalogo Skira editore.
Nel Museo di Roma in Trastevere con il titolo “Totò genio” è approdata dopo Napoli la grandiosa esposizione che ha preso le mosse nella sua città natale e ha visto un numero infinito di visitatori apprezzare questa celebrazione. A Roma è stato l’Assessorato alla Crescita culturale in coproduzione con l’Istituto Luce Cinecittà a volerla promuovere proprio perché nella Capitale Totò aveva la sua residenza.
Totò è stato una maschera che ha divertito grandi e piccini, un notevole attore prima di teatro e cinema, con la sua comicità che aveva sempre un sottofondo malinconico, una comicità che in effetti sapeva far riflettere e poi di cinema impegnato con Pier Paolo Pasolini e nel medesimo tempo un poeta con le sue canzoni come Malafemmina e le sue poesie tra le quali spicca A livella che in una sequenza tematica nella quale Nicosia ha diviso l’esposizione, si sente recitata dalla sua voce.
La mostra, come detto divisa in segmenti espositivi tematici, parte dagli esordi nel rione Sanità di Napoli dove è nato nel 1898 e dove l’artista ha iniziato la sua carriera prima di arrivare ai grandi teatri e al cinema dove ha interpretato 97 film, e punta il dito sulla differenza tra Totò il grande attore e il principe De Curtis, uno amava essere alla ribalta, l’altro voleva pace e tranquillità, scegliendo di vivere in un quartiere dove la quiete al tempo era assicurata.
Con documenti personali concessi dagli eredi, cimeli, lettere, disegni, costumi di scena, fotografie, installazioni e testimonianze, racconta la vita, le passioni e gli amori del maestro. Tra i materiali esposti non mancano i disegni Pier Paiolo Pasolini e quelli di Federico Fellini e Ettore Scola, uniti alle interpretazioni di grandi fumettisti quali Crepax, Prat, Manara e altri. Il suo rapporto con il cinema è mostrato attraverso i manifesti e quello con il teatro con i costumi di scena e installazioni multimediali. Il suo rapporto con la pubblicità che è stato sempre meno noto, è ricordato dalla Lambretta e dal Bacio Perugina.
E infine le sue poesie e le sue canzoni. A chiusura esposizione ci sono i documenti dei tre funerali che l’artista ha avuto che smentiscono la sua frase “dopo la morte nessuno mi ricorderà”; il primo a Roma nella Chiesa di Sant’Eugenio, il secondo a Napoli nella Basilica di San Carmine Maggiore e il terzo nella Chiesa di San Vincenzo nel rione Sanità dove era nato.
Un’esposizione grandiosa per colui che è rimasto nel ricordo e nel cuore di molti.
Savina Fermi