Il titolo è simbolico, come simbolica è la piccola barca con la quale i pescatori di piccolo cabotaggio stendono le reti in cerca di pesci piccoli: i bambini, appunto.
La coppia Saviano – Gelardi, dopo “Gomorra”, colpisce ancora e questa volta in un ambiente preciso, poco sensibile al mondo che lo circolnda ma da esso talmente condizionato che impone ai bambini in odor di camorra di “aderire” ai clan per sentirsi adulti, anzi – peggio – “grandi”.
Lo spettacolo del quale Mario Gelardi è il regista e che è in replica al Piccolo Eliseo di Roma fino al prossimo 17 dicembre, poi in tournée, descrive il mondo della malavita napoletana come un eden nel quale si vive bene, nel lusso, senza freni né morali né inibitori di alcun genere: lusso, donne, moto di grossa cilindrata guidate all’impazzata sono alla base delle dimostrazioni che la camorra pone in atto per attrarre un mondo che a Napoli non è mai stato infantile, quello dei bambini, un ambiente facile da gestire proprio per quel barlume di illusione che la natura umana, consapevole o no, fa restare nel cuore degli innocenti.
Una speranza che nasce nella crudeltà, nella violenza, argomenti dai quali i bambini restano invincibilmente attratti e vanno ad imbarcarsi all’interno di un labirinto dal quale pochi potranno o sapranno poi uscire, magari con l’uso della medesima violenza utilizzata per entravi.
E qui Gelardi è bravo a descrivere i patimenti, le paure, le spacconerie messe in campo da una piccola comunità di “allievi” che vogliono a tutti i costi creare le condizioni per far perdere, anche con la violenza, l’innocenza ai poveri coinvolti che così resteranno marchiati per sempre. Al loro interno si svolgono lotte intestine, interpretazioni di atteggiamenti spesso controversi perché malgrado tutto sussistono resistenze morali che vorrebbero impedire il concretizzarsi dei previsti atteggiamenti malavitosi.
Bravi gli interpreti, tutti improntati ad una significativa realizzazione di quella realtà che è la Napoli delle “paranze”, veri e propri gruppi di fuoco formati da bambini ( proprio come quei pesci piccoli che con le paranze, le barche del mare, si vanno a pescare ) e che una nutrita e ben assortita serie di attori riesce a descrivere all’interno di un barlume di speranza, quel piccolo “Teatro Sanità” nel quale si cerca di “tornare indietro” verso una realtà che lo stesso Saviano descrive come possibile e che costituisce il progetto di quel teatro.
Azzeccate le scenografie di Alovisi ed efficace l’accompagnamento musicale di Tommy Grieco.
Andrea Gentili