All’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles è in atto e resterà aperta fino il 5 gennaio 2018 una mostra dedicata all’artista Leonor Fini (1907-1996) incentrata sul suo periodo triestino. E’ curata da Marianna Accerboni.
Leonor Fini è stata una grande artista e nel contempo un personaggio, poiché non ha mai dimenticato di essere una donna bella e intelligente, amica di grandi artisti e dalla cultura mitteleuropea. Infatti pur nata a Buenos Aires fu portata a Trieste dalla madre appartenente all’alta borghesia intellettuale triestina, e questo ha permesso all’artista di vivere la sua giovinezza nel colto nucleo intellettuale che era di stanza nella città. Infatti l’esposizione ha il contributo video inedito di Gillo Dorfles che l’ha conosciuta molto bene.
Donna libera e intelligentissima oltre alla pittura si è dedicata all’illustrazione di testi e come scenografa e costumista. Si è recata nel 1931 a Parigi inserendosi nel gruppo dei capiscuola del surrealismo, amica e collega di Salvator Dalì, Max Ernst, Meret Oppenheim, del giovane Christian Dior e di Henry Cartier Bresson, così come lo era stata a Trieste di Umberto Saba, Gillo Dorfles e Nathan. Iniziando la sua arte con un stile postimpressionista tradizionale, divenne ben presto una surrealista con un linguaggio però molto personale.
L’esposizione prende le mosse con un ciclo espositivo che vedrà dopo Bruxelles le opere esposte a Parigi, Laveno Morbello e infine Trieste per ricordare i centodieci anni della sua nascita, E’ stata un personaggio difficilmente imitabile, sia per il periodo nel quale si è formata vivendo il clima culturale degli anni ’30 in poi nella Ville Lumière, sia per la sua forza interiore e il suo sentirsi donna e libera. La mostra presenta testimonianze artistiche e culturali che mettono in luce la sua dirompente personalità tramite il linguaggio contemporaneo che unisce pittura, musica e luce.
L’esposizione conta circa ottanta opere tra le quali una collezione di 32 grafiche su carta, molte inedite e non replicabili, della cugina dell’artista e prove d’autore donate a Giorgio Crociani che condivideva con lei l’amore per i gatti che la Fini considerava ispiratori della sua arte. Inoltre sono i mostra rari libri d’arte e lei dedicati e sei manifesti delle sue mostre più importanti, nonché la corrispondenza con l’artista Arturo Nathan e stralci di quella avuta con Gillo Dorfles.
La personalità e il carattere di Leonor Fini sono ben delineati nel testo di Costantin Jelensky, rivisto anche dalla stessa artista e stampato a Losanna nel 1968.
Emilia Dodi