Risate a denti stretti tra comicità e denuncia

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É in scena fino al 3 dicembre al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, Dì che ti manda Picone, uno spettacolo di denuncia reso leggero dalla comicità di Biagio Izzo, protagonista con Rocìo Munoz Morales. La pièce, scritta da Lucio Aiello, dedicata ad Elvio Porta, è diretta da Giuseppe Miale di Mauro.

 

Più che un sequel, lo spettacolo è ispirato dal film di Nanni Loy, dove c’era un operaio, Pasquale Picone, che si dava fuoco davanti alla moglie e al figlio Antonio di 9 anni per protestare contro la chiusura della fabbrica in cui lavorava. Ora quel bambino è cresciuto e viene interpretato da Biagio Izzo in questa pièce.

 

 

Ha quarant’anni, è disoccupato e vive in una casa popolare con la sua compagna, Mara (Rocìo Munoz Morales). L’uomo ha la sindrome di Peter Pan, non vuole assumersi le proprie responsabilità, e si secca se qualcuno gli fa notare questo suo comportamento non certo da adulto.

 

Vuole rimanere nel suo mondo, e vuole vedere tutte le cose in senso positivo, anche quelle brutte. Ma alla fine quando i nodi verranno al pettine dovrà prendersi le sue responsabilità. Infatti viene messo davanti a delle scelte importanti, in quanto Antonio viene ingaggiato, con la complicità del cugino Raffaele (Mario Porfito), da una coppia un po’ losca (Agostino Chiummariello e Rosa Miranda), intrallazzatori politici, che, per mettere in atto una truffa in piena regola, chiedono di firmare dei documenti per intestarsi alcune società ed entrare in politica.

La somma di denaro che ne ricaverebbe Antonio è ingentissima, ma lui, capendo che si tratti di una truffa – e non si sbaglia – e leggendo i documenti da firmare, riconosce l’inganno. Gli scrupoli sono tanti perché ci sarebbero da chiudere alcuni centri per orfani e ciechi per ricavarci una montagna di soldi. E’ molto combattuto anche perché Mara aspetta un bambino proprio da lui e la scelta di accettare o meno è alquanto difficile. Mara vorrebbe che il suo uomo decidesse di lasciar perdere, mentre il cugino Raffaele vorrebbe che scegliesse la strada più conveniente, quella di fare l’affare.

Figura ambigua è quella del prete, interpretata da Luca Aiello che, protetto dalla politica ed interessato ai centri che verrebbero chiusi dopo la firma del contratto, cerca di trovare la migliore strategia per non perdere tutto.

Dì che ti manda Picone, pur nella sua leggerezza e divertimento, è uno spettacolo denuncia verso la corruzione e la politica losca fatta di inciuci, inganni, dove anche un cittadino povero come Antonio si trova coinvolto. Biagio Izzo con la sua comicità partenopea sdrammatizza il tutto.

Si ride sulle problematiche, sulle abitudini varie e radicate. Ma sul finale le cose cambiano, Antonio è più adulto, più responsabile, è maturato in un battibaleno e mette a posto tutti. E’ il suo riscatto, finalmente, davanti agli occhi di tutti, soprattutto a quelli della sua compagna che lo voleva lasciare.

Molto divertenti alcuni personaggi che rendono lo spettacolo più esilarante: Mario Porfito è Raffaele, il piacione che non perde occasione per conquistare le belle donne, con quel tocco di napoletano gagà che non guasta. Esilarante il colloquio fra Antonio e la psicologa, interpretata da Angela Tuccia, dove le risate si sprecano anche perché interviene Raffaele che, più che parlare, osserva le pronunciate forme anatomiche.

Bravissima anche l’interpretazione di Rocìo Munoz Morales, nel ruolo di Mara, ben compenetrata nel ruolo, seria, che non ha paura di dire la verità, si ribella al sistema e che permette il riscatto di Antonio. Da vedere.

Giancarlo Leone

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