Al Teatro Anfitrione di Roma, fino al 10 dicembre, il nuovo spettacolo di Pietro Romano, Storia di borgata, dall’omonima opera di Gianni Quinto, per la regia dello stesso Romano che segna la maturità dell’attore romano. Grandi risate ma anche grandi emozioni sul palco e tra il pubblico.
In questa commedia l’attore e regista oltrepassa i canoni tradizionali della commedia, che lui sa fare molto bene, e affronta lo scenario sull’amaro tema della Seconda Guerra Mondiale, in una Roma dilaniata dalla miseria, dalla politica internazionale, dall’umiliazione che la drammatica circostanza non risparmia nessun umano. Nonostante ciò, la vivace romanità di Pietro Romano non si smentisce ed anche qui è presente tutta la sua ironia, dove l’arte del canzonare e del canzonarsi esorcizzano il momento storico ricco di difficoltà e pericoli.
Tutti e sette i personaggi che fanno da degno contorno a Checco, il protagonista (Nina, la moglie di Checco, dell’amica di famiglia Ghituccia, di Pecoretti, di Alfredo e Laura, dell’ufficiale tedesco nel quartiere popolare di Testaccio, tipico rione storico romano) mettono in evidenza una realtà che tutto lascerebbe immaginare, ma non l’allegria: eppure Romano riesce con la sua mimica, con la sua gestualità, nonostante il tema trattato, ad alleggerire il tutto con maestria, confezionando una commedia che, dall’essere divertente, ci porta ad un finale amaro in cui il protagonista si riscatta da una vita insulsa, tutta dedicata al divertimento e alla poca voglia di lavorare.
Dobbiamo dire che qui Pietro Romano si è superato e tutte le aspettative sono state rispettate. Abbiamo visto nel finale di Storia di borgata, il finale di Rugantino, di Garinei & Giovannini, il finale del film La vita è bella di Benigni, tre finali che lasciano tutti con il nodo in gola per l’intensità del momento.
Una grande prova di bravura da parte del protagonista e della sua compagnia, di emozioni arrivate come una bomba al cuore, di gratitudine verso una platea che ha apprezzato l’ultimo lavoro di Pietro Romano, paladino della romanità e dei suoi costumi. Magistrali le interpretazioni di tutti gli altri attori: Graziano Scarabicchi, Clea Scala, Tommaso Moro, Diego Migeni, Vittorio Aparo, Marina Vitolo e Serena D’Ercole.
Uno spettacolo forte e coraggioso da vedere senz’altro, con una recitazione di Pietro Romano che spiazza chi lo conosce da anni, ma regala momenti di intensa poesia. L’abbiamo detto: lo spettacolo della sua piena maturità. Promosso a pieni voti. Ora dopo la maturità, attendiamo una laurea che lo confermi ancora di più attore a 360 gradi.
Giancarlo Leone