Alle Officine Saffi di Milano, centro specializzato per la ceramica contemporanea, dal 24 gennaio al 14 marzo 2018 c’è la mostra personale di Bouke de Vries, artista olandese che opera con questo materiale. Ingresso gratuito.
Bouke de Vries è un artista olandese che vive a Londra e crea con un metodo particolare le sue opere. Venendo dall’essere un restauratore di questo materiale, adotta il sentimento comune ai cinesi e giapponesi che non escludono i manufatti che abbiano avuto qualche infortunio e siano stati rimessi in sesto non nascondendo il lavoro di restauro, al contrario degli occidentali per i quali il manufatto perde di valore.
In effetti è il titolo stesso che l’artista ha voluto dare alla mostra che meglio di ogni cosa esprime la sua opinione “Sometimes i look east and sometimes i look west”. Le sue sculture partono dal principio di offrire una seconda opportunità a quelle opere che sono danneggiate rielaborandole e creando una nuova opera contemporanea. Cina e Olanda in quest’esposizione sono congiunte da quello che fu ai tempi lo scambio commerciale tra questi due Paesi, decostruendo le ceramiche che divenute cocci vengono unite dall’arte contemporanea.
Così le antiche porcellane e le ceramiche di Delft hanno una nuova vita artistica e questo anche tenendo conto non solo del prodotto che crea, ma anche di tutte le implicazioni storiche e sociologiche che la Cina nel periodo della globalizzazione, divenendo potenza mondiale, ha con gli scambi tra nazioni. Le sue opere rifacendosi agli artisti fiamminghi seicenteschi che riempivano le loro tele con oggetti comuni di ceramica, nelle sue realizzazioni tiene sempre conto sia delle vanitas che del memento mori creando delle soluzioni inaspettate, il tutto mediante bruciature, esplosioni, destrutturazioni o al contrario ricomponendoli con una speciale tecnica giapponese che impiega l’oro per unire i frammenti.
Ogni pezzo di de Vries è in effetti un pezzo unico, poiché ogni sua realizzazione è eseguita personalmente lavorando sulla composizione per creare un equilibro formale e estetico, come si può rilevare dall’installazione in mostra “The Wall 2” dove le ceramiche bianche di Delft si ispirano alle composizioni da Daniel Marot architetto francese di nascita, ma naturalizzato olandese che ha creato nei suoi interni un particolare stile tra la fine del settecento e il primo ottocento. Proprio per la sua professione di restauratore Bouke de Vries si trova a confrontarsi con questioni e contraddizioni tra il concetto di perfezione e quello di valore assoluto di un’opera.
Anna Camia