Al Teatro Vittoria è in scena uno spettacolo particolare e raffinato, tratto dai racconti di Andrea Camilleri e nell’adattamento teatrale di Claudio Pallottini. Anzi, aggiungiamo pure che si tratta di una novità assoluta, anzi di una prima nazionale, nel fantasioso allestimento realizzato da Attori & Tecnici, ovverosia la Compagnia Stabile del Teatro Vittoria.
Pregevole la regia messa in scena da Stefano Messina. Sul palco, si alternano in molteplici ruoli bravissimi attori, che vogliamo ricordare singolarmente: Stefano Messina, Carlo Lizzani, Roberto Della Casa, Sebastiano Colla, Claudia Crisafio, Mimma Lovoi, Chiara Bonome, Valerio Camelin.
Come è facile immaginare, tutto il lavoro consiste in un accalorata disquisizione sull’esistenza o meno del diavolo: luogo deputato all’acceso e variegato dibattito, un vagone ferroviario, o meglio lo scompartimento 6 della carrozza 6, dove si ritrovano il controllore e sei passeggeri, perfetti sconosciuti, in partenza da Palermo sul treno notturno che li porterà a Torino.
All’inizio, silenzi frasi fatte e convenevoli, poi, a poco a poco, il ghiaccio si rompe e parlando del più e del meno, esce fuori la diatriba sull’esistenza o meno del diavolo, colui che “ci mette la coda”, o che “fa le pentole e non i coperchi”. Insomma, certi eventi impensabili, sono realmente il frutto della casualità, oppure Messer Satanasso ci ha messo del suo? Ipotesi, quest’ultima, che spiegherebbe eventi imprevisti e conclusioni impensabile di certi fatti. E così, inizia una specie di “decamerone ferroviario”, in cui i passeggeri raccontano fatti di cui sono a conoscenza, per esperienza diretta o indiretta, e che effettivamente potrebbero aver avuto una spiegazione “sovrannaturale”.
Tutte storie strane, perché vertono su un unico filo conduttore: il “caso”, la “coincidenza” inattesa; o meglio ancora – come dice Andrea Camilleri (dai cui racconti è stato tratto lo spettacolo) – è il “Diavolo certamente”, che ci ha messo lo zampino!
La discussione si anima e quando tutto sembra risolversi nella negazione dell’esistenza del diavolo, arriva il colpo di scena finale: il treno in realtà non si è mai mosso da Palermo e tutto è avvenuto solo nella fantasia dei sei passeggeri. Anzi cinque, perché uno, quello che occupava il posto 6, dello scompartimento 6, della carrozza 6, all’uscita del buio della galleria si è volatilizzato, lasciando delle orme caprine sul pavimento dello scompartimento.
Come si spiega tutto ciò? Beh, in effetti, la spiegazione ci sarà grazie a un’ulteriore sorpresa finale, che non riveliamo. Una conclusione surrreale, inattesa, che ci fa riflettere, proprio sul caso e su alcune coincidenze che spesso e volentieri determinano o stravolgono il senso delle umane sorti. Non entriamo nel dettaglio dei singoli episodi, tutti divertenti e coloriti, intrisi di quella raffinata ironia, che tocca un po’ tutti, dal clero agli amanti diabolici. Ci piace sottolineare la regia di Stefano Messina che, grazie anche alla suggestiva e funzionale scenografia ideata da Alessandro Chiti, riesce a imprimere ritmi, effetti, sensazioni ed emozioni: particolarmente riuscita la scena a quattro dei due amanti anziani che si rivedono da giovani, suscitando un interessante rievocare di antiche emozioni, che riecheggiano e si rinnovano nel presente.
I costumi sono di Isabella Rizza, mentre le musiche originali sono state scritte e arrangiate, come sempre con maestria, da Pino Cangialosi.
Ricordiamo anche l’importanza delle luci, realizzate da Alessandro Pezza. Ancora un plauso a Claudio Pallottini che nel suo adattamento teatrale bene ha saputo rendere lo spirito di Andrea Camilleri.
Salvatore Scirè