Alla Sala Umberto di Roma, fino al 14 gennaio, è in scena la divertente commedia di Gianni Clementi, Bukurosh mio nipote – Il ritorno dei suoceri albanesi, sequel de I suoceri albanesi, di un paio di stagioni teatrali passati. I protagonisti sono sempre Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi e la regia è firmata da Claudio Boccaccini.
Squadra vincente non si cambia. Dopo il successo di un paio di stagioni fa teatrali con I suoceri albanesi, sono tornati sempre a teatro, per l’esattezza alla Sala Umberto di Roma, fino al 14 gennaio, i coniugi Lucio (assessore comunale di sinistra) e Ginevra (ristoratrice da nuovelle cuisine in crisi “alla gente piace magnà molto e spenne poco; da te se spenne molto e se esce a pancia vota”) con la nuova pièce di Gianni Clementi, Bukurosh mio nipote – Il ritorno dei suoceri albanesi.
L’autore si è reso conto che i due coniugi avevano ancora qualcosa da dire. Ed ecco che ha creato una seconda opera con le stesse figure umane: una famiglia italiana e due fratelli albanesi. Con i due protagonisti principali, Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi, Andrea Lolli, Silvia Brogi, Maurizio Pepe, Filippo Laganà ed Elisabetta Clementi.
Francesco Pannofino interpreta ancora una volta il ruolo del capofamiglia Lucio, politico progressista molto disorientato dal corso veloce degli eventi: è appena tornato con la moglie e una vecchia coppia di amici dall’Albania, dove è stato celebrato il matrimonio “riparatore” della figlia Camilla, 17 anni (Elisabetta Clementi), con Lushan (Filippo Laganà, figlio del più famoso attore comico Rodolfo), l’operaio che aveva fatto i lavori di ristrutturazione a casa sua. Non solo deve prepararsi a fare il nonno del nascituro Bukurosh, ma deve abituarsi anche a fare i conti con i propri fallimenti di uomo politico, padre e marito.
Il titolo potrebbe far pensare ad uno spostamento di attenzione verso la coppia di adolescenti alle prese con questa maternità inaspettata. Invece nella realizzazione la coppia Pannofino-Rossi, grazie alla loro bravura e ad una complicità che va oltre il palcoscenico, galvanizza lo spettacolo e lo spettatore, con le vicissitudini paradossali, esilaranti e le disavventure tra pubblico e privato, dove si intromettono lo zio albanese Igli (uno strepitoso Maurizio Pepe) e i vicini Benedetta e Corrado, due simpaticissimi personaggi interpretati da Silvia Brogi e Andrea Lolli.
Lo spettacolo è costruito con una successione di quadri incorniciati dalle bellissime canzoni di Paolo Conte, in un crescendo di ritmo e divertimento che colpisce l’attenzione del pubblico. Bella la prima parte, un po’ meno la seconda, dove la ripetizione di alcune gag e la mancanza di nuova linfa drammaturgica, incanalano lo spettacolo in un sentiero che poco lascia alla sorpresa, creando un effetto bloccante su storia e risate.
Bukurosh mio nipote, è una divertita riflessione sulla nostra società, sui nostri pregiudizi, i nostri timori, le nostre contraddizioni, debolezze e piccolezze, che l’autore Gianni Clementi costruisce con dovizia di particolari, che il regista Claudio Boccaccini confeziona con professionalità e che gli attori riescono a portare alla meta con tanto divertimento, trasferendo le loro emozioni ad una platea che sembra gradire e apprezzare con tanti e ripetuti applausi. Da vedere.
Giancarlo Leone