Un irriverente sogno e un viaggio nell’inconscio

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Al Teatro Eliseo di Roma, fino al 28 gennaio, è in scena un’innovativa ed originale versione di Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare per la regia di Massimiliano Bruno, che l’ha adattato con Francesco Bellomo. Tra gli interpreti Violante Placido, Stefano Fresi, Giorgio Pasotti e Paolo Ruffini

L’adattamento si potrebbe definire uno Shakespeare 2.0. Un lavoro sul testo originale ricco di taglia e cuci, di semplificazioni e modernizzazioni che invece di stravolgerlo, lo esaltano rendendolo piacevole ed accessibile anche alle nuove generazioni che riempiono i teatri in cui viene rappresentato con successo. La parola chiave per il regista è inconscio, perché Shakespeare è inconscio, l’esistenza che si conduce è inconscia e tutto quello che riguarda le scelte importanti della vita è dettato dall’inconscio. Quello che vuole fare di questo spettacolo Massimiliano Bruno, che omaggia il grande Bardo attraverso un totale atto di irriverenza, è tirare fuori la dimensione inconscia dei personaggi che si rincorrono ed affannano per amarsi che Shakespeare suggeriva.

Il bosco è foresta, Puck diventa un violinista che non sa suonare, Bottom un pagliaccio senza palcoscenico, Oberon un antesignano cripto-gay e Titania una ammaestratrice di bestie selvagge. Questo Sogno di una notte di mezza estate si presenta al pubblico come un viaggio della nostra parte oscura, un percorso dentro un bosco che somiglia ad un vecchio circo abbandonato. E’ come se i personaggi che abitano nel bosco fossero dei vecchi circensi che sono stati dimenticati.

All’inizio la scena è spoglia, ma pian piano prende forma grazie all’impianto luci creato da Marco Palmieri, costruendosi con i bellissimi movimenti coreografici di Annalisa Aglioti, che nello spettacolo impersona anche una fata dei boschi, Fior di Pisello.

 

Una messa in scena semplice, ma allo stesso tempo complessa, che non avrebbe avuto seguito se a completarla non fosse stato un grande cast, dai protagonisti alle comparse, tutti all’altezza della situazione. A cominciare da Stefano Fresi, nel ruolo di Bottom, vero mattatore, osannato dal pubblico e vera stella dello spettacolo, per il quale il regista Bruno ha inventato un linguaggio nuovo, che ricorda un po’ il linguaggio del film L’Armata Brancaleone con Gassman, condiviso dagli altri “comici” della commedia.

Giorgio Pasotti entusiasma con il suo Oberon, un gay ambiguamente divertente che ama anche esprimersi in francese e che si fa notare anche nell’altro ruolo, quello del nobile Teseo. Violante Placido è anch’essa convincente nel ruolo dell’aggressiva e molto dark Titania (ma anche straordinaria e regale nel ruolo della nobile Ippolita). Si riscatta anche Paolo Ruffini che, dopo l’infelice personaggio proposto nello spettacolo teatrale Cercasi Cenerentola, qui lo ritroviamo nel credibile Puck, un folletto indolente, sornione, che ama divertirsi con il prossimo, un ruolo che sembra appositamente cucito addosso all’attore dal regista, tanto che non sfigura assolutamente con gli altri attori.

Ottime anche le interpretazioni dei “comici” che affiancano Stefano Fresi, Maurizio Lops, Rosario Petix, Dario Tacconelli, Zep Ragone, nonché gli innamorati Alessandra Ferrara (Ermia), Antonio Gargiulo (Demetrio), Tiziano Scrocca (Lisandro), Claudia Tosoni (Elena) e le fate Annalisa Aglioti, che cura anche le coreografie, e Sara Baccarini.

 

Uno spettacolo imperdibile per tutte le innovazioni che propone e perché è entusiasmante. Un’operazione vincente che esalta la dimensione onirica e grottesca a discapito di quella razionale.

Giancarlo Leone

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