Per chi non conoscesse Antonio Grosso, sappiate che il 34enne attore drammaturgo napoletano, tifosissimo del Napoli, con le sue opere teatrali è riuscito pian piano a farsi apprezzare moltissimo dal pubblico e dalla critica. Basterebbero tre titoli per ricordarlo: Maradona è meglio ‘e Pelè, un testo di Gianni Clementi per la regia di Paolo Triestino, Certe notti, incentrato sulla casa dello studente dell’Aquila, colpita dal terremoto e, forse, quello più conosciuto: Minchia Signor Tenente, che ha superato brillantemente le 250 repliche.
Antonio, perché Miseria e Nobiltà, con l’aggiunta 2.0?
“Si tratta di una revisione dello spettacolo. Senza stravolgere il testo di Scarpetta, il tutto è ambientato ai giorni nostri, con tutte le problematiche dell’attualità che stiamo vivendo. Io interpreto il personaggio di Pasquale e Francesco Procopio quello di Felice”.
“Attualissimo, le cose da allora non sono molto cambiate. Allora c’era il problema della fame, per la povertà la gente digiunava, oggi un pranzo non si nega ai poveri, ci sono chi li assiste. Oggi il problema è la crisi economica – commenta – la mancanza dei soldi e fondamentalmente i personaggi di questa nuova messinscena vengono trattati con una cera crudeltà, eliminando qualsiasi ‘macchiettismo’ e comicità farsesca”.
“Non mi vergogno a dirlo, in realtà non ho visto mai a teatro questo spettacolo, non mi ha mai attratto. Avevo in mente il film che fece Totò e non volevo spezzare quella sua magia. Ma quando mi è stato proposto in una chiave diversa ed attuale ho accettato”.
“La riflessione che farà il pubblico si baserà, penso, sull’attuale condizione economica e sociale che stiamo vivendo. C’è molta contraddizione globale e universale; un esempio? Ci sono persone che per farsi belle, per essere al passo con i tempi si comprano l’I Phone e poi non hanno i soldi per pagare le bollette della luce, del telefono. E’ assurdo no?”.
Hai il classico sogno nel cassetto?
“Più di uno. Ma sono ingordo, non mi accontento mai. Magari raggiungo quel sogno e già ne ho un altro in mente. Ma ho un sogno: tentare di trasporre lo spettacolo teatrale Minchia Signor Tenente in un film. Se ne stanno interessando i produttori Alessandro Pellegrini e Mauro Berardi”.
Progetti futuri?
“Stiamo cercando di portare in scena, comprando i diritti d’autore, un famoso film del passato, I soliti ignoti. Per il futuro, poi, vorrei creare con Ercole Palmieri, gestore del Ghione, e con Francesco Procopio una compagnia stabile del teatro per altri spettacoli da mettere in scena”.
Giancarlo Leone