L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio

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Ludovico Carracci: Conversione di Saulo, 1587-88, olio su tela. Bologna, Pinacoteca Nazionale

Il San Domenico di Forlì celebra sino al 17 giugno, presso la Chiesa conventuale di San Giacomo Apostolo integralmente recuperata, la mostra dal titolo l’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio. Lo sponsor dell’evento, la Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ha deciso di donare una parte del biglietto della mostra alla raccolta fondi che Mediafriends, attraverso l’iniziativa Fabbrica del Sorriso, dedica al sostegno dei bambini. La bellezza di una esposizione d’arte di grande prestigio abbinata alla salvaguardia del futuro dei più piccoli, sensibilizza l’occhio del fruitore oltre che al tema culturale di indubbio valore anche a quello della solidarietà sociale. Catalogo Silvana Editoriale.

Scipione Pulzone,
Ritratto di Pio V Ghislieri, 1569-71,
olio su tela. Roma,
Galleria Colonna

 

Caratterizzata da un nuovo percorso espositivo che, per la prima volta, utilizza come sede espositiva una chiesa L’Eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio, documenta quello che è stato uno dei momenti più alti e affascinanti della storia rinascimentale:  gli anni che intercorrono tra il Sacco di Roma (1527) e la morte di Caravaggio (1610); tra l’avvio della Riforma protestante (1517-1520) ed il Concilio di Trento (1545-1563); tra il Giudizio universale di Michelangelo (1541) e il Sidereus Nuncius di Galileo (1610) rappresentano l’avvio della nostra modernità.

 

 

Ludovico Carracci:
Conversione di Saulo,
1587-88,
olio su tela. Bologna,
Pinacoteca Nazionale

 

 

Gli indiscussi protagonisti saranno la tragedia e la bellezza di un secolo che ha visto convivere il tramonto del Rinascimento e l’alba del Manierismo. La necessità della Chiesa di un maggiore rigore spirituale, se da un lato produceva una tenace difesa delle immagini sacre, dall’altro ne imponeva un’attenzione alla composizione ed alla raffigurazione senza tralasciare la ridefinizione dello spazio sacro e dei suoi ornamenti.

 

 

Caravaggio:
La Madonna dei Pellegrini,
1604-1606,
olio su tela. Roma,
Basilica di Sant’Agostino
in Campo Marzio

 

Il nuovo senso del Concilio tridentino è quello di parlare a tutti i cuori creando una nuova forma di pietà e di devozione, con l’esaltazione della figura mariana, dei primi martiri e dei nuovi santi, primo fra tutti Francesco d’Assisi. Ecco venire alla luce scuole e orientamenti nuovi. Dal tentativo di dare vita ad un’arte senza tempo di Giuseppe Valeriano e Scipione Pulzone, in ambito romano, si passa agli esiti del modellato cromatico di Tiziano, approdando al naturalismo dei Carracci, con quel loro “affettuoso timbro lombardo”, come lo chiamava il prof. Roberto Longhi.

 

 

Giorgio Vasari:
Deposizione dalla croce,
1539-1549,
olio su tavola.
Camaldoli (AR), Chiesa del Monastero

 

 

In Italia però la battaglia più impegnativa per il dipingere e per il vivere moderno vede come interprete principale Michelangelo Merisi da Caravaggio. Egli tenta una innovazione radicale del suo credo religioso comprovato da una fede profondamente popolare e pauperistica.

 

 

 

Daniele da Volterra:
Il profeta Elia nel deserto 1550 ca.,
olio su tela. Collezione privata,
Courtesy Galleria Benappi

 

Tra l’ultimo Michelangelo a Caravaggio, passando attraverso Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Vasari, Daniele da Volterra, El Greco, Federico Barocci, Veronese, Federico Zuccari, Domenico Beccafumi.

 

Federico Barocci:
Deposizione dalla croce, 1567-69,
olio su tela. Perugia,
Cattedrale di San Lorenzo

 

 

Si snoda un filo artistico di rimandi e cambiamenti che darà vita ad una nuova era, non senza dimenticare le forme alternative di Rubens e Guido Reni, come questa interessante mostra racconta.

Vittoria Severini

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