Parafrasando un altrettanto altisonante titolo di un notissimo lavoro che riguardava Giorgio Albertazzi l’attrice milanese, ottantacinque anni, molto ben portati, si dedica alle sue memorie, con un lavoro tratto dal libro “Ricordare e dimenticare” da lei scritto a quattro mani nel 2016 con René De Ceccaty, celebre drammaturgo tunisino.
Adriana Asti ha calcato le scende del teatro italiano da vera protagonista ed ha calcato i palcoscenici, specialmente italiani, interpretando opere di Pirandello, Beckett, Pinter, Ginzurb diretta da vari registi tra i quali vale la pena si segnalare Visconti, Pasolini, Patroni Griffi e Bernardo Bertolucci che fu suo marito e del quale in scena esprime meravigliosi sentimenti di ammirazione.
Tutti questi autori e registi, oltre a decine di altri nomi famosi riecheggiano sul palcoscenico del Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 20 al 25 febbraio, in una fantasmagoria di espressioni che evidenziano le caratteristiche di quel personaggio che è la Asti e che in questa sua decisa, forte interpretazione di se stessa riesce a coalizzare intorno a se il meglio della cultura teatrale e non solo degli ultimi cinquanta anni.
Da protagonista di questo lavoro, del quale è regista una eccellente Andrée Ruth Shammah, la sua forza espressiva è potente, la sua autocritica è delicata ma efficace ed in grado di rivelare tutta se stessa, tanto per come si vede quanto per come viene vista dal suo numeroso pubblico.
Sa raccontare di se in maniera tale da non rivelarsi troppo, ma anche esponendo a chiare tinte la sua vita trascorsa da artista, a volte dissacrante (celebri alcuni suoi nudi, che in questa occasione vengono delicatamente proiettati sul fondale del palcoscenico) a volte di una infinita delicatezza, facendosi ammirare da un attonito direttore teatrale (Andrea Soffiantini) che riesce a spiazzare attraverso l’espressione potente della sua carica satirica ed a volte comica, comunque sempre dotta.
Personaggio a latere, sulla scena, della eccellente protagonista è la figura di un suo eclettico ed ipotetico ammiratore (Andrea Narsi), che abilmente la accompagna in questo suo ennesimo sforzo teatrale attraverso il quale ricorda tutti i personaggi celebri che l’hanno accompagnata nel corso della sua lunga carriera, con particolare riferimento ad un’altra grande dello spettacolo italiano, Franca Valeri – ieri presente alla prima rappresentazione, da lei citata nel corso della esposizione di tutto quell’ensemble di grandi che hanno costellato la sua poderosa carriera.
Una porta socchiusa dalla quale si attende l’uscita della protagonista e lo scetticismo del direttore di un teatro, fanno da sfondo, ad una rappresentazione di per se assolutamente allegorica che vuol rappresentare una Adriana che sembrerebbe non voler entrare in scena, ma che in effetti non vede l’ora di farlo, che si vuole mostre pur nascondendosi, ma che comunque vuole parlare di se ed evidenziarsi per autocelebrarsi con garbata ironia e con molto distacco.
Proprio come una GRANDE!
Andrea Gentili