Un inno all’amore per dire no all’omofobia

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Al Teatro Delle Muse di Roma è in scena fino all’11 febbraio la commedia scritta, diretta ed interpretata da Geppi Di Stasio, Quattro mamme per Ciro, dove viene trattata in maniera elegante e leggera, ma anche con molta ironia il problema dell’omosessualità. Nel cast, come di consueto, tra gli altri attori i bravi Wanda Pirol, Rino Santoro, Antonio Lubrano, Roberta Sanzò.

 

Al Teatro Delle Muse di Roma è in scena fino all’11 febbraio la commedia scritta, diretta ed interpretata da Geppi Di Stasio, Quattro mamme per Ciro, dove viene trattata in maniera elegante e leggera, ma anche con molta ironia il problema dell’omosessualità e dell’omofobia all’interno della famiglia italiana.

 

Tema centrale della pièce: può una coppia gay avere un bambino? E se le coppie diventassero due, unite però da un legame familiare, fratello e sorella omosessuali, entrambi legati a due compagni con le stesse loro tendenze potrebbero essere considerati tutti “mamme”, sia uomini che donne, di un loro figlio, Ciro, concepito da tutti e quattro?

La trama. Romana, animata da un forte desiderio di maternità omosessuale, legata a Ginevra, propone a suo fratello Joele, anche lui omosessuale e fidanzato con Andrea, di immolarsi ingravidando Ginevra perché Romana ha troppo paura dei dolori del parto. I quattro devono snaturarsi per esercitare il proprio diritto alla genitorialità, un diritto sempre più pressante per Romana.

Si capisce perfettamente che questa volta non ci troviamo di fronte alle commedie scritte come nel passato briose e leggere da Di Stasio, dove sono evidenti problematiche tipicamente partenopee, ma ad un tema esplosivo di massima attualità ed alquanto spinoso. Ma l’abilità dell’autore è stata quella di trattare l’argomento senza calcare troppo la mano sull’omosessualità, anzi cercando di mettere in scena una commedia divertentissima ma nel contempo anche di un certo spessore culturale, anche se spesso e volentieri certi argomenti vengono trattati in maniera volgare o a mò di sfottò. Quello che conta è che il bambino, che ormai vediamo già cresciuto dodicenne, circondato dall’amore delle “quattro mamme” viva una vita serena, senza traumi e che possa dedicarsi ai giochi che vuole senza nessuna imposizione.

Bravissimi tutti gli attori che hanno reso possibile la realizzazione di questo spettacolo. Rino Santoro (Adolfo) ci regala un padre sbalordito e impotente che, dopo aver saputo la tendenza dei figli, dapprima non riesce ad accettare l’idea dell’omosessualità, così come sua moglie e mamma, Wanda Pirol (Claretta), divertentissima ed autoironica nel non volere accettare gli anni che passano a tal punto di rifiutare di essere chiamata da Ciro, nonna.

 

Ottimo il quartetto dei gay e delle lesbiche composto dallo stesso autore e regista Geppi Di Stasio e Roberta Sanzò (nel ruolo dei due fratelli Romana e Joele), da Giuseppe Vitolo (Andrea, il fidanzato di Joele) e Alida Tarallo (Ginevra, la fidanzata di Romana).

 

Ognuno ha le sue caratteristiche, il suo modo di comportarsi, ma senza mai diventare una macchietta omosessuale. Anzi le due coppie cercano di mascherare le loro tendenze proprio davanti ai genitori di Joele e Romana, ignari di tutto, pur lasciandosi scappare delle battute un po’ equivoche che potrebbero far pensare. L’unica persona che ha sempre conosciuto le loro tendenze è il padre di Andrea (Giuseppe Vitolo), un anziano ubriacone con il vizio del bere, a cui dà anima e corpo un bravissimo Antonio Lubrano, ben compenetrato nel suo ruolo.

Per ultimo abbiamo lasciato il personaggio di Ciro, il fortunato coccolato da quattro mamme, che è il talentuoso e giovanissimo Luca Materazzo, già visto recitare nella Compagnia del Teatro Delle Muse e con Luigi De Filippo, dove interpretava il piccolo Vincenzo in Miseria e Nobiltà. Il finale, che non vi anticipiamo, è a sorpresa, ma darà una sterzata a tutti i discorsi e ai pregiudizi sorti durante la pièce. Da vedere per la bravura degli attori e per il tema che viene trattato.

Giancarlo Leone

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