Al Teatro Eliseo di Roma, fino al 18 marzo, va in scena il capolavoro cinematografico di Carmine Amoroso con la regia di Mario Monicelli, accolto nel 1992 da un largo e giustificato successo, Parenti serpenti. A riportarlo ora in teatro Lello Arena con Giorgia Trasselli, rispettivamente Saverio e Trieste, ossia il patriarca e la matriarca di una famiglia che sembra perfetta, ma che in realtà non lo è, con la regia di Luciano Melchionna.
E’ la vigilia di Natale e in paesino dove sono confinati gli anziani genitori, arrivano i quattro figli con i problemi che ciascuno, singolarmente o in coppia, si porta addosso o riversa sugli altri. Fino al terribile e diabolico finale: pur di non accogliere in casa di uno di loro un padre e una madre – fino ad allora autonomi e abbastanza lucidi – che per un cedimento fisico temono di rimanere isolati o di andare a finire in un ospizio, i figli adottano concordemente quella che fu chiamata la soluzione finale.
Non c’è molta differenza tra il film e la trasposizione teatrale, anzi le diversità, come ad esempio l’ambientazione non più in Abruzzo ma nel napoletano per via della presenza di Lello Arena, sono trascurabili. Quello che conta è il covo di vipere che prende le mosse sotto la coltre buonista del Natale, dei finti baci e gli ipocriti abbracci, del cenone, della Messa a mezzanotte, dello scambio di doni. L’ipocrisia è in agguato quando affiorano storie di corna, nevrosi, cattiverie fra cognate.
Lo spettacolo diretto da Luciano Melchionna mette in luce il quadretto di questa famiglia e non fa niente per coprire i panni sporchi. Anzi, nello scatenare la vicenda fino ad un agghiacciante epilogo, il regista lavora su due piani dando l’impressione di avere creato due spettacoli diversi. Uno è farsesco, l’altro ha il pieno sapore dell’umorismo nero. Certo fra i due prevale il primo, anche per la presenza di Lello Arena che, nei panni del carabiniere in pensione, un po’ rimbecillito, ossessionato dalla continua stitichezza, segnato da manie che lo fanno sembrare un bambino anziché un uomo più che adulto, si dimostra un’autentica forza della natura. E’ lui l’artefice di tutta la vicenda, un vero istrione di una vicenda manicomiale molto gridata, che si divide tra il palcoscenico e la platea.
Gli fa da contraltare la magistrale Giorgia Trasselli, il cui buon senso e la ruvida dolcezza portano un tocco di umanità dove sembra che non ci sia. Con le sue vestaglie e i suoi scialli l’attrice ci mostra una verità, districandosi fra figlie e nuore che interiormente sono troppo squillanti o troppo ordinarie.
A completare il cast, i bravissimi Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa e Fabrizio Vona. Assolutamente da vedere.
Giancarlo Leone