Alla Casina delle Civette di Villa Torlonia a Roma c’è fino al 27 maggio 2018 la prima mostra nella Capitale a dieci anni dalla dipartita di Pietro Gentili, dal titolo “Soglie di Luce La ricerca del divino”. Curatori Claudio Cerritelli e Maria Grazia Massafra.
Promossa da Roma Capitale Assessorato alla crescita culturale Sovrintendenza capitolina ai Beni Culturali, dall’ Archivio Gentili e da Fabrica associazione culturale, alla Casina delle Civette di Villa Torlonia ci sono 50 opere tra quadri, sculture e gioielli dell’artista Pietro Gentili con la prima mostra nella Capitale dopo la sua morte. Le realizzazioni dell’artista sono particolarmente adatte al luogo.
Gentili opera impiegando tempera, foglia d’oro e argento, sabbia polvere di specchio, pexiglas e legno. Le sue opere sono così particolari che non possono essere inserite in alcun movimento e questo è anche un grosso pregio. La sua ricerca è la bellezza come armonia spirituale che va oltre l’anima e unita a luce arriva all’infinito. Questo pensiero si deve anche alla conoscenza delle religioni durante suoi viaggi in Oriente.
L’artista è fermamente certo che l’arte debba far comprendere come la bellezza attraversi l’anima che è legata alla luce, all’aspetto immateriale della creazione, all’immediato presente e non rifarsi alle contrarietà che ogni individuo può avere. Questo si nota anche nei materiali che ha usato come le foglie d’oro e d’argento, il vetro, lo specchio che individua lo “spazio oltre”. Tutta la sua opera è proiettata verso l’infinito.
I suoi gioielli, molto decorativi e particolari, sembrano creati per una donna che non guarda alla propria bellezza, ma alla ricerca di qualcosa di interiore. Gentili ha sempre creduto che l’arte dovesse portare alla scoperta della bellezza, alla percezione del io in noi, convinto che ogni opera creativa debba venire dalla voce del cuore, essendo necessario che ogni creazione serva a portare verso la luce e quindi all’infinito.
L’artista nasce nel 1932 a San Vito Romano trasferendosi poi per studiare a Roma. Nel 1962 si reca negli USA restandoci molto tempo. I suoi soggiorni all’estero interessano: Svizzera, Francia, Inghilterra, ma i viaggi più significativi per la sua arte sono quelli in Oriente. Nel 1978 si trasferisce in campagna a San Vito Romano dove ha creato “4 Oasi” di pace, spazi meditativi con opere pittoriche e scultoree sia all’interno che all’esterno. Vive a Milano dal 1983 al 2011 che lascia per tornare a vivere tra Roma e San Vito Romano dove muore nel 2008. Le opere sono molto attraenti partendo dalla porta di legno che porta verso l’infinito, a quello con gli specchi che traspaiono. Le realizzazioni coprono un arco che va dal 1970 arrivando all’anno 2000.
Emilia Dodi