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    Categories: Spettacolo

Il piacere dell’onestà al teatro Quirino

Il parere di Luigi Pirandello sull’organizzazione della famiglia per come questa è convenzionalmente intesa, non appare, da questa commedia in scena sino al 22 aprile al Teatro Quirino Vittorio Gassmann, del tutto positivo. Infatti, una famiglia dovrebbe essere la palese dimostrazione della “normalità” ma il commediografo siciliano riesce a stravolgere tale convenzionalismo, descrivendo in questa sua commedia, scritta nel maggio 1917, una famiglia che normale vorrebbe essere, ma che normale non é.

Anzi, secondo le convenzioni, nella storia del matrimonio di Angelo ed Agata che forma il soggetto di questo bellissimo lavoro magistralmente interpretato dalla Gitiesse, Compagnia degli Artisti Riuniti, tutto appare ammantato da un velo di falsità, di apparente felicità, ma con uno sfondo di grande amarezza per gli atteggiamenti falsi che investono i protagonisti della storia, una storia che se fosse stata scritta in tempi più recenti avremmo potuto definirla assolutamente attuale.

Agata è la figlia di Maddalena e l’amante del marchese Fabio Colli, ammogliato e con famiglia a parte, mentre Angelo Baldovino é un uomo fallito, moralmente instabile, avido di denaro e disposto ad ogni compromesso pur di saziare la sua brama di ben vivere; la famiglia di Agata (una splendida Vanessa Gravina, molto efficace nella parte) gli offre di “sposare” la figlia rimasta incinta del marchese per dare un cenno di moralità al nascituro e per apparire quale non è di fronte “alla gente”..

La proposta è accettata da Angelo Baldovino (meravigliosa l’interpretazione di Geppy Gleijeses, un grande dell’attuale scenario teatrale italiano) che precisa, però, di acconsentire alle nozze ma volendosi comportare onestamente; la qual cosa mette in crisi il marchese che non lo tollera e gli tende vari tranelli per annientarlo accusandolo di disonestà.

L’intero comportamento di Angelo è però improntato al massimo rigore comportamentale e riesce non soltanto a dimostrare la sua onestà ma addirittura ad accusare il marchese che ha ordito tutta la trama allo scopo di danneggiare il bambino che Agata porta in grembo.

Questo lavoro dimostra ancora una volta come Geppy Gleijes, sia veramente uno dei più grandi interpeti pirandelliani attualmente sulla scena e la coppia da lui formata con Vanessa Gravina ha semplicemente dello stupendo perché quest’ultima si rivela, nuovamente, come una delle maggiori interpreti del teatro italiano moderno.

La regia dello spettacolo è affidata a Liliana Cavani che riesce ad ammantare di grande fascino il suo potente svolgimento, riuscendo a rivelare il mistero della doppia vita di un uomo (Angelo Baldovino) che finalmente riesce a redimersi da una serie di comportamenti non del tutto cristallini che hanno preceduto la sua vita prima che si trovasse invischiato in un dramma a carattere fortemente dotato di connotazioni psicologiche e che pone in condizione lo spettatore  di non riuscire a scoprire la vera verità, l’essenza della commedia ma che lo lascia, come quasi tutte le commedia di questo modernismo teatrale, colmo di angoscia, di incertezza, insomma di una grande insoddisfazione.

 

 

In fondo, un dramma recitato in palcoscenico che nessun pubblico riuscirà, come dice il protagonista, a penetrare perché senza soluzione, salvo la dimostrazione dell’onestà che vince sulla sconsiderata vita di un fannullone; insomma, come al solito, il bene che vince sul male.

 

Molto apprezzata la scenografia di Leila Fteita mentre vale la pena di spendere parole di vivo apprezzamento per Tatiana Winteler (la madre di Agata), di Leandro Amato (bravissimo nella parte dell’infido marchese Colli) e di Giancarlo Condè socio e cugino del marchese, in una società attraverso la quale si tenta di diffamare Angelo Baldovino; anche la figura del parroco che interviene, in maniera apatica e quasi comica, nella vicenda che, come commedia è stata rappresentata per la prima volta al Teatro Carignano nel 1917 con protagonisti Ruggero Ruggeri e Vera Vergani.

 

 

 

Forse eccessivamente lunghi i 100 minuti dell’atto unico nel corso del quale alcuni brevi intervalli sono costituiti da poco importanti cambi di scenografie.

Andrea Gentili

Andrea Gentili: