Numa Tempesta è un finanziere senza scrupoli. Ma anche senza amici o famiglia e senza una casa, perché lui abita da solo negli alberghi che compra prima di rivenderli al triplo ai cinesi. Il fondo da un miliardo e mezzo di euro che gestisce e neppure i suoi strapagati avvocati, riescono però a evitargli la condanna per una ‘marachella’ di evasione fiscale da scontare con un anno presso i servizi sociali.
E proprio mentre sta per mettere il sigillo all’ennesimo affare (la costruzione di una mega città futurista nel deserto del Kazakistan) che lo renderà ancora più ricco, si ritrova alle prese con gli homeless di un centro di accoglienza alla periferia di Roma gestito da Angela, una pasionaria che non solo odia tutto quello che Tempesta rappresenta, ma è anche responsabile della sua riabilitazione per la quale garantisce presso l’autorità giudiziaria.
La collisione di due mondi agli antipodi, il ricchissimo e i poverissimi è solo l’inizio di una situazione che promette di diventare esplosiva. E invece…..
Concepito come un’opera buffa “alla Don Giovanni di Mozart” per ammissione dello stesso autore/regista Io sono Tempesta è il nuovo film di Daniele Luchetti (in sala dal 12 Aprile) con Marco Giallini, Elio Germano e Eleonora Danco.
Farsa sociale sul potere del denaro strettamente legata a fatti di cronaca dai quali si distacca subito “perché è stato inevitabile –dice Luchetti – pensare a Berlusconi, anzi è proprio dalla sua vicenda personale che ci è venuta l’idea. Poi però ci siamo resi conto, anche con gli altri autori Calenda e Petraglia che tutto sembrava già vecchio e fin troppo prevedibile”.
Così Numa Tempesta è un personaggio vero e proprio, faccendiere senza cuore che riunisce in se tutti i vizi dei capitalisti dediti solo all’accumulo del denaro “che alla fine- dice il regista- alcuni sono pure simpatici, bisogna ammetterlo”. Forse per questo la scelta per il protagonista è andata su Marco Giallini anche se Luchetti sostiene il contrario.
“Volevo Marco per un ruolo da cattivo proprio perché è un attore amatissimo dal pubblico. Così è molto più forte il contrasto tra l’attore e il personaggio”.
Ma chi è Numa Tempesta? Soprattutto è uno che fa soldi e siccome, come diceva il ‘buon’ Gekko, il denaro non dorme mai anche Numa soffre d’insonnia e passa le sue notti attraversando i lunghi corridoi deserti del suo personale Overlook Hotel (e la citazione non è casuale) con vista su San Pietro. Per ammazzare la noia e riempire il vuoto che lo circonda riceve regolari visite da giovani prostitute/psicologhe (ma spesso si addormenta ‘prima’) organizza cene di investitori, corrompe politici e chiunque agevoli i suoi affari più o meno leciti, tanto le cose è così che funzionano e a lui va benissimo. Ma cosa pensa Marco Giallini del ‘suo’ Tempesta?
“È difficile descriverlo… mi dissocio naturalmente dal suo essere un mascalzone, nella vita io sono tutt’altro che così. Mi diverte quel suo essere un po’ guascone, accentratore manipolatore (in senso buono), una persona che non passa inosservata, un uomo dalla personalità molto forte e che gli altri stanno comunque ad ascoltare. Mi interessava il fatto che lui fosse fondamentalmente un anaffettivo che ha sofferto perché suo padre non lo ha mai stimato e valorizzato, sono dolori che ti restano dentro e forse possono spiegare certe esuberanze. Ho cercato di carpirne gli stati d’animo, nonostante lui sia un playboy scapestrato e un grande figlio di buona donna, mi piace la sua intelligenza e anche la sua fragilità, che lui maschera con la sua aggressività,con essere un personaggio straripante, iperattivo e divertente, ma tutto sommato malinconico e solitario”.
Un personaggio che ricorda i simpatici cialtroni di Gassmann e Sordi?
“Lui (Sordi) l’ho incontrato solo una volta all’inizio della mia carriera. Ma non posso dire di essermi ispirato a qualcuno in particolare, e poi che ti metti a imitare Sordi? Per me Tempesta è come un abito su misura che Daniele (Luchetti) mi ha cucito addosso con maestria giorno per giorno, scena per scena plasmando il personaggio sulle mie corde, aggiungendo e spesso togliendo cose che mi appartengono ma che non gli sembravano giuste per Numa. È uno dei personaggi più belli che abbia mai fatto”.
Nel centro assistenza diretto da Angela (una convincente Emma Dante) c’è Bruno, giovane padre divorziato con figlio a carico, finito a dormire per strada per problemi legati al gioco. All’inizio il suo più acerrimo nemico Bruno diventa poi complice di Tempesta, di cui invidia la vita e vuole emulare le gesta.
Nel luogo più impensato, il centro di assistenza Tempesta incontra il suo alter ego, una specie di erede spirituale. È Bruno, interpretato da Elio Germano. Come è stata la vostra collaborazione sul set?
“Lo considero un vero fuoriclasse, Elio per me è una specie di Federer del set capace di “servirti la palla” con la battuta giusta al momento giusto anche improvvisando. E poi siamo amici da tempo anche se insieme abbiamo girato solo “Trevirgolaottantasette” un corto di un altro amico, Valerio Mastandrea”.
L’affresco tragicomico dipinto da Luchetti “si chiude con una morale, ed è che la morale non c’è più – conferma il regista – anche se tutti alla fine sembrano ottenere in qualche modo quello che volevano. Questo è un mondo dove il social ha sostituito il socialismo e dove i poveri – in fila per un piatto caldo ma con il telefonino – votano per chi propone la flat tax che aumenta le tasse per i poveri e aiuta i più ricchi. C’è un finale amaro che spiazza lo spettatore che non sa più chi è buono e chi è cattivo, solo che tutti sono corruttibili” e che tutto si può comprare anche quell’empatia (così spesso citata) che come scopre presto Tempesta può diventare “il migliore degli affari”.
Ludovica Mariani