Sabrina Ferilli si dà alla conduzione televisiva. Per otto puntate da stasera su Rai3 alle 23, racconterà il disagio di chi si sente prigioniero di un corpo che non gli appartiene. Storie di genere è un nuovo coraggioso programma di Chiara Salvo e di Sabrina Bacalini, per la regia di Giampaolo Marconato.
Le vicende di chi si sente prigioniero di un involucro corporeo che non sente proprio, vengono narrate da Sabrina Ferilli nel programma intitolato Storie di genere, in onda su Rai3 per otto puntate il giovedì alle 23. “Persone umane” che cercano la verità più intima, al di là del genere che li “ospita” dalla nascita.
“Le cose difficili mi piacciono – dice in un’intervista all’ANSA, con la verve e la dolcezza che la contraddistinguono – e anche questa volta a guidarmi, come spesso accade, è stata soprattutto la curiosità. Sono rimasta affascinata dalla sfida perché, pur leggendo ed informandomi molto su questo tipo di scelta, ne sapevo in fondo poco ed avevo tante domande, spesso anche scomode, da fare. Mi piaceva l’idea insomma, semplicemente”.
In ognuna delle puntate, infatti, la conduttrice-attrice è la composta padrona di casa di un salotto luminoso, dove si incrociano le storie di tre persone che ad un certo punto della loro vita hanno deciso di cambiare sesso.
“Le storie che mi hanno colpito di più? Quella di Daniela che ha oltre 60 anni e un figlio, ed ha deciso di diventare da padre madre, per avere, come dice lei, ‘una vita all’insegna della verità’. O anche quella di Maikol, nata come Masha, che prima di decidere di cambiare si è sposata con tanto di abito bianco ed ha tre bambine piccole. Mi hanno colpito le vicende che coinvolgono così da vicino la famiglia, i bambini, le madri e anche loro sono venuti in studio a raccontare il loro punto di vista. Mi ha colpito quando questa necessità va oltre quello che ti circonda al punto da non curarti dei danni che potresti provocare. Non mi sono mai tirata indietro nelle domande e sono arrivata a chiedere se ci fosse anche una forma di egoismo in tutto questo”.
Una collocazione in seconda fascia serale utilizzata per far parlare meglio i protagonisti degli argomenti più intimi, non legata agli ascolti. Lo conferma il direttore di rete Stefano Coletta, che non teme gli ascolti di fronte alla scelta etica e politica di cui è fermamente convinto. “L’idea del programma – spiega – si sposa in modo perfetto con la mia idea di missione e identità di Rai3. Inseguo un racconto privato del paese che si faccia politico, perché sono convinto che solo questo, anche nella confusione delle identità politiche, possa portare a fare vero servizio pubblico. Qui facciamo scelte di approfondimento che vadano oltre il crescente pregiudizio di un paese instabile. Fare servizio pubblico è dare voce alle minoranze che sono ancora tali. E l’ho sempre potuto fare in assoluta libertà”.
Carlo Salvatore