Un’eccezionale mostra che unisce antico e contemporaneo è stata ideata alle Gallerie Nazionali Palazzo Barberini e sarà visibile fino al 28 ottobre 2018. Curatori Flaminia Gennari Sartori e Bartolomeo Pietromarchi.
Due curatori Flaminia Gennari Sartori per le Gallerie d’Arte Antica e Bartolomeo Pietromarchi per il MAXXI hanno ideato una mostra che unisce opere antiche di grandissimo valore a opere contemporanee di artisti notissimi, questo per celebrare finalmente la restituzione e il restauro delle ultime sale del Palazzo creato appositamente nell’Ottocento come Galleria Nazionale e occupate dal Circolo delle Forze Armate che lo hanno restituito dopo molte controversie.
Sono 11 le nuove sale restaurate nel 2015-2017 e per celebrarle si è creata la mostra Eco e Narciso Ritratto e Autoritratto nelle collezioni del MAXXI e delle Gallerie Nazionali Barberini/Corsini. Il titolo che fa riferimento alle Metamorfosi di Ovidio evocando la figura dell’artista nel contempo Eco e Narciso, condannato ad inseguire un’immagine, un riflesso, un’illusione che ben si addice alla tematica del ritratto e autoritratto sviluppato in modo erotico, intimo, esotico, dal concettuale al grottesco.
I 21 capolavori di artisti quali Pietro da Cortona, Luca Giordano, Raffaello e altri si confrontano con 17 opere del MAXXI tra le quali quelle di Stefano Arienti, Richard Serra, Yira Shonibare MBE, Giulio Paolini e altri. La mostra parte dal Salone Pietro da Cortona che vede contrapposte al grande affresco, le foto delle 24 Ore di Luigi Ontani. Prosegue poi nel Salone ovale con il Narciso di Caravaggio contrapposto a Eco nel vuoto di Giulio Paolini. La Sala dei paesaggi vede le opere di Maria Lai.
La Stanza giapponese così chiamata per le sue decorazioni, ospita i dipinti di Maria Schinwald a confronto con il Ritratto di filosofo di Luca Giordano. Nell’appartamento d’estate che origine era la camera da letto estiva del Cardinale Barberini e la sua sala udienze, ci sono le opere di Richard Serra e il Ritratto di Enrico VIII di Holbein e Stefano IV del Bronzino.
La grande sala del trono che vede le decorazioni di Francesco Romanelli e Cecco Napolitano è destinata alle opere di Sharin Neshef che ha sempre messo in luce l’emancipazione femminile soprattutto rivolto alla cultura mussulmana e nella Cappella della sala c’è il famosissimo Ritratto di Beatrice Cenci attribuito a Guido Reni, emblema della ribellione femminile. Nelle sale successive si trovano le opere di Kiki Smith, i 5 pannelli di Rosalba Carriera e i 5 di Benedetto Luti, tutti raffiguranti la donna.
Segue il particolare naturalissimo nudo femminile di Pierre Subelyras che vede accostati i Ritratti di Stefano Arienti. Particolare è l’unione tra la Famiglia del Missionario di Marco Benefiat con l’opera realizzata per l’occasione da Ynika Shonibare MBE, mentre nella Camera da letto dove sono La Maddalena di Piero di Cosimo e la Fornarina di Raffaello ci sono le opere di Monica Bonvicini.
La mostra si chiude nella Sala dei marmi dove si trova il busto di Urbano VIII di Gian Lorenzo Bernini e con i ritratti di Giovanni Paolo II, ci sono Papa e Madi di Yang Pel-Ming.
I pannelli esplicativi sono chiari e fruibili da tutti. Questa mostra è una delle più interessanti che Roma possa offrire in questo momento, poiché riesce ad unire antico e contemporaneo in modo perfetto.
Emilia Dodi