Un riferimento ambizioso quello del titolo di questo spettacolo che Mariangela D’Abbraccio porta in scena fino al 10 maggio al teatro Quirino Vittorio Gassman e che si rivolge ai napoletani veri, a quelli che della città partenopea ne fanno e ne hanno fatto nel tempo un vero e proprio mito ed a tutti coloro che. della cultura di una città incantevole ne fanno un mito proverbiale.
Un riferimento bellissimo ad una maschera napoletana, Pulcinella, simbolo della città di Eduardo cantata e descritta attraverso l’occhio critico e le figure di Emanuele Luzzati ed un altrettanto importante riferimento ad un altro simbolo: Pino Daniele che, insieme a Eduardo De Filippo vengono qui rievocati, con immagini che la regia di Consuelo Barillari egregiamente descrive come l’anima e lo spirito intensamente napoletano.
Mariangela D’Abbraccio rende omaggio ai grandi maestri, a tutti i grandi maestri del ‘900 napoletano in un mix di teatro, poesia e musica che si intersecano e danno vita ad uno spettacolo di per sé interessante, pieno di vitalità che l’attrice canta e recita alla sua maniera di napoletana vera, ma un tantino viziata da personalismi scenici che la rendono un poco meno attraente, di quando in scena porta i suoi capolavori di attrice drammatica in grado di perfettamente interpretare i personaggi popolari della Napoli che Scarpetta e De Filippo hanno, anche attraverso di lei, tramandato.
Molto apprezzabile la band che la accompagna con le musiche tratte da opere indimenticabili come le canzoni di Pino Daniele che qui viene rievocato ed apprezzato dal pubblico.
Applausi a scena aperta quando Mariangela intona i titoli più conosciuti del cantautore simbolo della recente canzone napoletana, accompagnati da parole tratte da riflessioni di Eduardo e da diversi altri autori napoletani del ‘900.
L’esibizione canora un tantino esagerata dell’attrice napoletana protagonista dello spettacolo, appare viziata da un eccessivo protagonismo e da un posizionamento in scena, che non ricorda la Mariangela che conosciamo: appare addirittura appesantita nei movimenti e viziata da atteggiamenti forzosi, poco disinvolti, comunque efficaci, che vengono esaltati dalle proiezioni di cartoons a firma di Luzzati, illustranti un Pulcinella che danza al ritmo delle appassionate canzoni e della musica di Pino Daniele con un effetto scenico che attanaglia lo spettatore e che strappa poderosi applausi inducendo ad una serie di bis, che mandano in visibilio il pubblico in sala.
Una recita al limite dell’immaginario, di un immaginario che viene esaltato dalla semplice, ma molto efficace sceneggiatura di Guido Fiorato ma soprattutto dalla appassionata e ben centrata esibizione della band, formata da un ottimo Gianluca Casadei alla fisarmonica, da Luca Giacomelli alle chitarre, da Raffaele Toninelli al contrabbasso e da Emanuele Pellegrini che gestisce in maniera portentosa la batteria.
In sostanza, ottima riuscita del tentativo di mixaggio tra teatro, musica e poesia della Napoli che qui appare, sotto l’aspetto artistico, veramente milionaria.
Andrea Gentili