Bello. Bellissimo. Formidabile questo Prima che la notte, il film firmato da Daniele Vicari. Il regista ha rievocato, dando, se vogliamo, una caratterizzazione ancora più straordinaria ad un personaggio come Pippo Fava che, di coraggio e di forza di volontà ne aveva da vendere, firmando un lavoro che certamente non dimenticherete tanto facilmente.
In onda in prima serata su Raiuno mercoledì 23 maggio, Prima che la notte – il film scritto da Claudio Fava, Michele Gambino, Monica Zappelli e Daniele Vicari, tratto dall’omonimo libro di Claudio Fava e Michele Gambino, una coproduzione Rai Fiction/Italian International Film e prodotto da Fulvio e Paola Lucisano – che vi farà rivivere una pagina dolorosa e mai dimenticata della nostra storia.
Fabrizio Gifuni dà vita da par suo, in maniera superlativa ad un Pippo Fava ormai ultracinquantenne che, dopo aver mietuto successi un po’ ovunque, dalla radio alla televisione, dal teatro al cinema, ritorna nella sua Catania per fondare un quotidiano improntato alla più assoluta libertà d’opinione, creando così anche una vera e propria scuola di giornalismo.
Un’autonomia che, in quel particolare momento in cui Nitto Santapaola è a capo della mafia imperante a Catania, gli costerà la vita. Ma, i suoi allievi, continueranno a portare avanti la ricerca della verità a lui così cara, mettendosi al servizio della libertà di stampa.
Daniele Vicari, il regista, esordisce ringraziando la città di Catania che li ha ospitati in maniera calorosa, sottolineando poi che: ‘La questione della libertà di stampa è tornata con urgenza al centro del dibattito pubblico. E, con lei, la necessita del giornalista di svincolarsi da condizionamenti sempre più potenti e pervasivi. La mafia vince su di noi solo se le permettiamo di darle l’ultima parola. Ed è per questo che la vicenda umana e professionale di Pippo Fava mi è parsa esemplare e commovente”.
Per Fabrizio Gifuni l’imperativo è partire:“sempre dal testo. Ho incontrato Vicari dopo esserci rincorsi a lungo. Per me è molto importante fare televisione. Non ne ho fatta tanta proprio perché ho un grande rispetto per il linguaggio televisivo. E, Pippo Fava, è un personaggio che qualsiasi attore vorrebbe incontrare”.
Lorenza Indovina a proposito del suo ruolo, la moglie di Fava dice che il suo personaggio “racconta l’aspetto privato di Pippo. Un aspetto necessario per il racconto. Quando il film inizia, il matrimonio era già finito. Pippo non era uomo da imbrigliare. E, la forza della moglie, è stata proprio quella di averlo capito”.
Dario Aita che interpreta Claudio Fava dice che questa è stata: “Una grande sfida. Interpretare infatti una persona che, non solo vive, ma è anche uno degli autori. Più facile quindi costruire la mia personale interpretazione, facendo un percorso un po’ egoista e più attoriale, individuando non questo libro, ma l’altro, Lettera a mio padre, che trovo abbia una lucidità e, se mi passate la parola, una certa crudeltà nell’analizzare il suo rapporto con il padre. Lettera a mio padre mi ha aiutato molto. Ho così cercato di avvicinarmi ai temi fondamentali, il rapporto che tutti noi abbiamo con il padre, responsabile del conflitto generazionale. E poi, l’eredità che ogni padre lascia al figlio. Un momento in cui scegliamo se ricevere quell’eredità o no. E questa, è stata la mia chiave di lettura”.
Mariangiola Castrovilli