Alla Galleria degli Uffizi e al Museo Nazionale del Bargello dal 23 giugno al 23 settembre 2019 c’è la mostra di arte islamica dal titolo “Firenze e l’Islam Arte e Collezionismo dai Medici al Novecento” organizzata con il altri Istituti del Polo Museale Fiorentino: Museo Stibbert, Biblioteca Nazionale Centrale, Museo Bardini, Villa Medicea di Cerreto Guidi.
Firenze possiede una grande collezione di Arte Islamica, sia agli Uffizi che al Museo Nazionale del Bargello e per due anni alcuni esperti hanno studiato e selezionato le opere utili a quest’esposizione che offre la possibilità di scoprire la conoscenza, il dialogo e l’influenza tra Oriente e Occidente, mostrando il ruolo importantissimo di Firenze negli scambi tra i due Continenti.
Il Museo Nazionale del Bargello considerato il più importante d’Europa, grazie alla donazione del collezionista antiquario lionese Louis Carrand, nel 1889 ricevette quasi 3.300 opere, manufatti di estrema importanza invidiati dal tutto il mondo. Quindi protagonisti dell’esposizione saranno i bellissimi tappeti, i mesci roba, i vasi all’azzurrina, ossia ageminati con decorazione policroma, i vetri smaltati, i cristalli di rocca, gli avori, le ceramiche a lustro provenienti dall’Islam Occidentale cioè la Spagna, chiamati majolica che prendono il nome dall’ultimo porto di partenza Majorca.
La Sala islamica del Bargello è stata allestita nel 1982 da Marco Spallanzani e Giovanni Curatola per volontà dell’allora Direttrice. La mostra è situata in due sedi: al Bargello che ha visto le ricerche, il collezionismo e gli allestimenti museali di fine Ottocento inizio Novecento, con opere donate anche da importanti collezionisti toscani quali Stefano Bardini e Giulio Franchetti.
Agli Uffizi sono mostrate le testimonianze artistiche che mettono in luce i contatti tra Oriente e Occidente e le loro influenze che vedono addirittura i caratteri arabi sulle aureole della Vergine e di San Giuseppe nell’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e della serie gioviaria di Cristofano dell’Altissimo. Inoltre ci sono gli esemplari preziosi della lavorazione di metalli già amati ai tempi di Lorenzo il Magnifico, le ceramiche orientali e quelle ispanomoresche con stemmi nobiliari fiorentini.
E poi ancora tappeti mamelucchi provenienti dall’Egitto di fine Quattrocento inizi Cinquecento, i vetri, i metalli che hanno influenzato la produzione italiana, e i manoscritti miniati fra i quali le pagine del manoscritto datato 1217 del Libro del Re persiano Firdusi prestato dalla Biblioteca Nazionale e quelli rari della Biblioteca Medicea Laurenziana. Il percorso così appare affascinante grazie anche ai prestiti di musei italiani e stranieri.
Mostra da non mancare. Catalogo bilingue Giunti Editore.
Emilia Dodi