“Moliere immaginario” al Teatro Vascello

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Don Giovanni, Sganarello e Donna Elvira, tre personaggi tratti dal “Don Giovanni o Il convitato di pietra”, tragicommedia del francese  Jean-Baptiste Poquelin (Moliere), vengono in questo lavoro di Ivan Bellavista, Sandra Conti e Matteo Di Girolamoespunti” dall’opera originale ( tutta tendente ad imporre uno stile di scrittura e di recitazione meno legate alle convenzioni dell’epoca, protese verso una naturalezza realistica, che descrivesse al meglio le situazioni e la psicologia dei personaggi ) e “trasportati” ai tempi nostri, più precisamente all’interno di una trasmissione televisiva di poco valore ma comunque seguita, condotta da uno stravagante Sganarello in veste di presentatore.

Sullo stesso principio e come nelle intenzioni di Moliere, Don Giovanni, leggendario personaggio appartenente alla nobiltà spagnola che non desidera affatto evidenziarsi come tale, è nello spettacolo in scena al Teatro Vascello di Monteverde Vecchio, evidenziato come istrionico concorrente di un talk-show televisivo con la conseguenza che la sua vera identità risulta assolutamente trasformata: da quel personaggio riservato, padrone abituato alle relazioni informali con i domestici che conosciamo, viene trasformato in vittima dei media dell’odierna società consumistica.

Parimenti, Donna Elvira, sempre alla disperata ricerca dell’uomo che l’ha fatta innamorare e che resta delusa dalle promesse di Don Giovanni, che porta nel cuore una profonda rabbia generata proprio dalla sua purezza d’animo è ora evidenziata come personaggio vittima dei media in grado di azzerare quella fama che Moliere le ha originariamente attribuito.

E infine, Sganarello, la cui fama ci è pervenuta quale. servitore di Don Giovanni e suo confidente, dedito a costruire intrecci amorosi di ogni genere, appare, nel lavoro del quale sono interpreti gli stessi autori Bellavista, Conti e Di Girolamo, in veste di presentatore che sottopone Don Giovanni alle imbarazzanti domande del quiz ponendolo anche in seria difficoltà ( come avrebbe voluto fare, ma non poteva, nella sua originaria veste di servo sempre e comunque accondiscendente ).

Questo interessante lavoro, che purtroppo è stato rappresentato al Teatro Vascello di Roma soltanto per una sola serata, fuori programma, è una allegoria del classico, anzi una dura critica del classico se si considera come Moliere descrisse i suoi personaggi: Don Giovanni, da padrone diviene schiavo, Donna Elvira, da puritana facile all’innamoramento e sempre alla ricerca dell’ uomo ideale appare come vera e propria distruttrice del carattere del quale va fiera e Sganarello, sempre debole e vittima di uno sciocco orgoglio è trasformato in un conduttore televisivo padrone, lui, della scena non solo del gioco televisivo del quale è conduttore ma anche del gioco della vita moderna nella quale viene dagli autori immerso.

Un de ja vu antico, una legge del contrappasso, all’interno del quale le allegorie la fanno da padrone e la satira è abilmente sottintesa, una trasformazione – con abili rinvii all’originale – in pièce dei giorni nostri: certamente un ulteriore e subliminale invito a riflettere sugli insegnamenti da parte di chi, nel tempo, ci ha preceduto.

Andrea Gentili

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