Giovedì 27 giugno, esce, distribuito da Eagle Pictures in tutti i cinema della penisola, il remake del celeberrimo Papillon di Franklin Schaffner con due protagonisti indimenticabili come Steve McQueen e Dustin Hoffman, che qui, quarantacinque anni dopo, vede Charlie Unnam e Rami Malek nei loro ruoli mentre la regia che allora portava la firma di Franklin Schaffner, adesso, è opera di Michael Noer.
I paragoni non andrebbero mai fatti, per cui, se appartenete alla schiera degli inguaribili nostalgici, avrete certamente un termine di paragone per fare le differenze, ma un film va sempre visto con occhi nuovi, proprio per non cadere nella trappola della nostalgia legata a certi periodi, indubbiamente belli della nostra vita, qualsiasi sia l’età e gli anni passati da allora .
Il film, come ricorderete, è basato sull’autobiografia di Henri Charrière, sulla sua prigionia e le sue ripetute, avventurose fughe dalla terribile colonia penale dell’Isola del Diavolo.
La storia, come ricorderete , si svolge a Parigi negli anni Trenta e vede Henry Charriére – ribattezzato Papillon dalla farfalla tatuata sul suo torace – che, all’improvviso, si vede condannato all’ergastolo per un efferato delitto che non ha mai commesso. La pena, veramente pesantissima ed ineluttabile, è un ergastolo da scontare nella peggior prigione del mondo. Sulla spaventosa Isola del Diavolo, dimenticata da Dio e dagli uomini, nella Guyana Francese dove, ogni via e, soprattutto ogni possibilità di tornare libero nel consesso civile, esiste solo nel più lusinghiero e mendace dei suoi sogni.
Ma Charriére, che tra l’altro è innocente , non si dà per vinto. Comincia a progettare fughe su fughe e fa amicizia con Louis Dega, un esperto falsario che accetta, finanziandolo, di aiutarlo nella fuga, instaurando così tra loro un sentimento destinato a durare per tutta la vita .
Noi l’abbiamo visto ed apprezzato settembre scorso al Toronto International Film Festival, mentre Papillon è stato presentato pochi giorni fa, in anteprima italiana, al Biografilm Festival di Bologna.
Mariangiola Castrovilli